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La rivista mensile "L'ALBERO", fondata a Roma all'inizio del 1981 nel quartiere di Monteverde, ha diffuso complessivamente in trent' anni di vita più di un milione di copie, un dato che da solo basta a far capire che ci si trova di fronte ad una... pianta che ha radici profonde e saldamente attaccate al territorio su cui è nata e cresciuta.

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News

La Rivista

Social

ETTORE GUASTALLA CI SALUTA DALL'AFGHANISTAN

 

Il Nostro caro amico Ettore Guastalla ha voluto partecipare alla manifestazione del 21 Dicembre inviandoci una foto del viaggio.

"Cari amici dell'Albero. Non posso essere con voi, come sapete perchè sono in Afghanistan......

 

 

La Rivista

Caldo e freddo
 

Tanti anni di storia insieme

IL VIDEO DEI 25 ANNI DELL'ALBERO.

RICHIEDILO SCRIVENDO A 

albero.cultura@gmail.com

 

 

RIFIUTI: CHIUDE MALAGROTTA, VINTA LA BATTAGLIA 

di Fabio Bellini*

 

La discarica di Malagrotta è stata chiusa; e così la raffineria. Ora nella Valle Galeria - in particolare nella zona di Malagrotta - si può voltare pagina. ....

 

LUCA BARBAROSSA :"VI RACCONTO LA MIA AVVENTURA CON L'ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO"

Cantautore e conduttore radiofonico, nonché “monteverdino doc”, Luca Barbarossa è salito sull'arca dell'Orchestra di Piazza Vittorio, per la ripresa de “Il giro del mondo in 80 minuti”, lo spettacolo andato in scena al Teatro Olimpico dal 21 al 26 gennaio.  

 

Come è nata questa avventura?

Sono un ammiratore dell'Orchestra, ho visto tutti i suoi spettacoli. Spesso ho ospitato i musicisti a “Radio2 Social Club” per farne conoscere al pubblico la grandissima qualità; ne è nata un'amicizia sincera e la voglia di fare qualcosa insieme. Sono molto felice, c'è grande sintonia.

Ognuno ha portato sul palco la propria storia. Qual è stato il suo contributo?

Una canzone romana scritta da Romolo Balzani un secolo fa, con un ottimo arrangiamento di Mario Tronco. È stato un bel momento di contaminazione, in cui io sono stato “lo straniero”.

Tutti hanno anche una valigia, nella sua cosa c'è?

La volontà di partecipare ad un progetto di immenso valore artistico ed umano. L'Orchestra di Piazza Vittorio rappresenta un'utopia realizzata, restituisce l'immagine di come dovrebbe essere il mondo.

Cioè?

Un mondo in cui le persone vivono in armonia e vengono valorizzate le differenze. Sono un'enorme ricchezza, consentono uno scambio costruttivo. E anche io mi sono arricchito, è come se avessi ricevuto un regalo inaspettato. Il pubblico ha capito il tentativo di prospettare in ottanta minuti una vita migliore, salendo su una zattera con una valigia e una canzone.

Non c'è viaggio senza foto. Qual è la sua immagine più bella?

L’ho “scattata” durante le prove, in un momento corale di gioco. Rappresenta perfettamente il senso dell'unione e il privilegio di lavorare con divertimento.

 

Tiziana Boldrini 

 

È NATA A MONTEVERDE “PLAUTILLA”, LA PRIMA BIBLIOLIBRERIA GRATUITA ITALIANA

 

L'associazione culturale Monteverdelegge è stata fondata nel 2008 da Maria Teresa Carbone, Silvia Nono e Maria Cristina Reggio. Le attività ruotano intorno a un gruppo di lettura che si incontra una volta al mese al Centro diurno “Giovagnoli” del Dsm (Dipartimento di salute mentale) dell’Asl Roma D (via Colautti, 30) e comprendono anche un cineclub, laboratori di poesia e di traduzione, corsi di alfabetizzazione. Sempre all'interno del Dsm, nel gennaio 2013 è nata Plautilla, prima bibliolibreria gratuita italiana, che prende nome da Plautilla Bricci, che fu forse la prima donna architetto dell'era moderna. Tra le sue opere più importanti la cappella del Santo in Luigi dei Francesi (1664). Sua anche la villa presso Porta San Pancrazio detta “Il Vascello”, ora perduta. Intitolare la libreria a lei ha voluto essere un omaggio ad una grande artista legata al territorio e oggi ingiustamente dimenticata.

Plautilla, nata sulla scia di esperienze avviate con successo a Baltimora e Madrid, è una bibliolibreria gratuita: i libri vengono donati da persone che li hanno letti, messi a disposizione di altri lettori che scelgono liberamente se riportarli o tenerli. Aperta a tutti e situata all'interno di uno spazio pubblico, il Dsm appunto, Plautilla è uno spazio per la lettura e la conversazione che, grazie anche a diverse attività (incontri, laboratori, letture ad alta voce), si propone di trasformare l’accesso ai libri in un momento di relazione all’interno del quartiere.  

Plautilla è aperta il lunedì (ore 9,30-18,30), il martedì (16,00-19,30) e il giovedì (17,00-19,30). Si possono donare libri di qualsiasi tipo, con l'eccezione dei testi scolastici, delle vecchie enciclopedie e dei manuali specialistici. Non si possono prendere più di due libri alla volta. Per informazioni e per iscriversi alla newsletter inviare una e-mail all’indirizzo monteverdelegge@gmail.com.

 

L’annuncio del Presidente della Commissione “Roma Capitale” Gianni Paris

STANZIATI 500.000 EURO PER I FORI, COLLE OPPIO E LE MURA AURELIANE 

 

La Commissione “Roma Capitale” ha deciso all’unanimità di mettere a disposizione della Sovrintendenza comunale oltre 500.000 euro per consentire la realizzazione di importanti interventi nelle aree archeologiche di Fori, Colle Oppio e Mura Aureliane.

 

“Per trovare il mezzo milione di euro richiesto dalla Sovraintendenza - ha dichiarato il Presidente della Commissione Gianni Paris (Pd) - è stato necessario il recupero di una serie di somme risparmiate grazie a ribassi d’asta, altrimenti destinate a finire nel dimenticatoio. Siamo intervenuti utilizzando le norme della legge 396/1990 per gli interventi per Roma Capitale. La Commissione sta effettuando un’attività certosina di ricognizione ed estrazione contabile per riuscire a recuperare tutti i fondi rimasti inutilizzati fino ad oggi per vari motivi. Questo lavoro proseguirà nelle prossime settimane”.

 

Con i 500.000 euro stanziati si potranno finalmente avviare i lavori di consolidamento delle Mura Aureliane nel tratto di Porta San Sebastiano, compiere significativi interventi al Museo dei Fori ai Mercati di Traiano ed inoltre effettuare importanti restauri ai Fori Imperiali e a Colle Oppio”.

 

Luca Lagrasta

 

Rubrica mensile

su Ambiente e Meteo

a cura di

Leo Mastropasqua

La siccità degli ultimi tempi provoca ingenti danni

Il vero dato importante di questi ultimi tempi è quello riguardante la piovosità. Nello scorso inverno ha piovuto poco; la primavera del 2017 è risultata una delle più asciutte dal 1800 in poi; nel periodo estivo, infine, non ha piovuto affatto. Gli abitanti della Capitale hanno rischiato di avere l’acqua razionata come nell’immediato dopoguerra.  La Coldiretti ha stimato in svariati miliardi di euro i danni derivanti dalla perdurante siccità nelle nostre campagne.

Esaminando i dati relativi alla temperatura va rimarcato il record della prima decade di agosto, con una media di 29,9°C, la più alta registrata dal nostro osservatorio meteorologico di Monteverde dal 1983 in poi. Ecco i dati mensili dei mesi estivi. Giugno: minima 15,0 il giorno 2; massima 31,8°C il 27. Luglio: minima 16,8°C il giorno 1; massima 35,2°C il 31. Agosto: minima 17,0°C il giorno 13; massima 37,7°C il 2. Da notare che in altre parti della Capitale sono stati toccati anche i 40°C. Il buon clima della nostra zona è determinato da diversi fattori: la relativa vicinanza del mare (9 chilometri in linea d’aria da Fiumicino), l’altitudine sul livello del mare di circa 100 metri, la presenza diffusa di vegetazione. A proposito della massima di agosto (37,7°C) non si tratta di un record, in quanto il 28 luglio 1983 si raggiunsero i 39,6°C. Una curiosità: la pubblicazione del CNR che raggruppa la serie storica dei dati rilevati dall’Osservatorio meteorologico del Collegio Romano (vicino a via del Corso) indica in 42,0°C (!) la temperatura più alta mai registrata a Roma centro (luglio 1841).

“INSONNIA” AL TEATRO VASCELLO

 

“Due ragazze stanno lottando contro il sonno; provano a trovare pace sul palcoscenico in cui entrano. Forse sono soltanto i due lati della stessa persona che cerca l’armonia necessaria tra la collaborazione e l’opposizione. L’equilibrio tra il conflitto e l’unione le tiene sveglie, mentre allo stesso tempo sono rincorse da frammenti di sogni. Il pianista è colui che tira le corde”. Così il regista e coreografo Tage Larsen parla dello spettacolo “Insonnia, un passo a due teatrale per due ragazze e un pianista” - che la “Riotus Company” metterà in scena al Teatro Vascello dal 25 al 27 aprile - con Irene Cioni e Mia Theil Have (e le musiche eseguite dal vivo da Nikola Kodjabashia).

 

La “Riotus” è una Compagnia nata nel 2007 che crea spettacoli con un collettivo di artisti, musicisti, danzatori, attori, scrittori e designer. Nelle loro performance - rappresentate con successo in tutto il mondo - si fondono danza, teatro e musica dal vivo. In “Insonnia”, il loro lavoro più recente, la scenografia è minimale ma la grande abbondanza di materiale visivo stimola l’immaginazione dello spettatore.

 

Il Teatro Vascello, che festeggia quest’anno i venticinque anni di attività, si trova a Monteverde Vecchio (via Giacinto Carini, 78).

Per informazioni telefonare al numero 06 5881021.

www.teatrovascello.it

 

Maria Barbara Ambrosini

 

La Commissione “Roma Capitale” ha stanziato circa 2.500.000 euro per importanti interventi da compiere in varie zone della città       

SBLOCCATI I FONDI PER VILLA TROILI (XII MUNICIPIO)

 

Dopo aver stanziato recentemente 500.000 euro per realizzare interventi in importanti aree archeologiche, nelle sedute del mese di aprile la Commissione “Roma Capitale”  ha deciso all'unanimità di sbloccare altri due milioni di euro destinati a portare a termine opere di sistemazione e riqualificazione a Villa Troili (XII Municipio), nella Galleria d'Arte Moderna di via Francesco Crispi, nell'ex colonia marina “Vittorio Emanuele” di Ostia, nell’area dell’ex Mattatoio a Testaccio, a piazza Vittorio, a via di Torrevecchia e a Villa Ada (consolidamento della “Chiesetta del Divino Amore”).

 

“Sono molto soddisfatto - ha affermato il Presidente della Commissione Gianni Paris (Pd) - del lavoro di recupero e nuova assegnazione delle risorse che stiamo compiendo”. Paris ha espresso il suo apprezzamento per quanto sta facendo il Sindaco Ignazio Marino per reperire - in Italia e all’estero - i fondi necessari alla salvaguardia dei monumenti e del patrimonio artistico di Roma, perché “ogni sforzo compiuto per la conservazione delle bellezze della nostra città va sostenuto”.

 

Il Presidente Paris, infine, si è pronunciato a favore dell’idea di indire al più presto un concorso di idee che coinvolga i giovani artisti per il restauro della Galleria “Umberto I”, che collega via Nazionale a via del Tritone.

 

Luca Lagrasta 

 

SCRITTE ANTISEMITE SUI MURI DI MONTEVERDE:
DICHIARAZIONE DI CRISTINA MALTESE, PRESIDENTE DEL XII MUNICIPIO

 

Nella notte tra domenica 25 e lunedì 26 maggio sui muri di Monteverde sono comparse alcune scritte antisemite. In particolare sono stati presi di mira i titolari di alcuni esercizi commerciali della zona dei Colli Portuensi. La Digos ha iniziato subito le indagini.

 

Sull’episodio hanno preso posizione la Presidente del XII Municipio Cristina Maltese e la Presidente del Consiglio municipale Alessia Salmoni. “L’Istituzione Municipio Roma XII - hanno dichiarato in una nota - condannando fermamente il vile atto razzista, esprime la sua piena solidarietà ai commercianti ed ai cittadini del quartiere. Il gesto violento e reiterato colpisce al cuore tutta la nostra comunità civile. Questi atteggiamenti di odio, che richiamano atroci episodi della nostra storia recente, toccano tutte le coscienze democratiche. Compito delle istituzioni è quello di vigilare, scoraggiare e combattere ogni forma di intolleranza”.

 

Marco Favale

 

 

Una delle scritte apparse sui muri di Monteverde. 

4 giugno 1944 / 4 giugno 2014, cinque giorni per ricordare i settanta anni dalla Liberazione di Roma

 

Roma, 4 giugno - Domenica 4 giugno 1944 le truppe della 5a armata americana, provenienti da Anzio e guidate dal generale Mark Wayne Clark, entrarono nella Capitale, e la sera stessa l'88esima divisione Usa arrivava, trionfante, a piazza Venezia. I tedeschi agli ordini del feldmaresciallo Albert Kesselring scapparono a nord, verso la Linea Gotica, e Roma fu finalmente liberata dalle truppe d’occupazione naziste. Roma ricorda i settanta anni dalla Liberazione con il progetto ”4 giugno 1944 Roma è libera”,   presentato in Campidoglio dal sindaco Ignazio Marino.

 

"Il 4 giugno 1944 è una data fondamentale per la storia di Roma e dell'Italia, - ha dichiarato il sindaco Marino - il giorno in cui celebriamo la rinascita della nostra città e anche del nostro Paese, il giorno in cui celebriamo la fine dell'occupazione di Roma e l'incubo vissuto dalla Comunità ebraica romana. La riapertura del Tempio Maggiore è forse la testimonianza più forte della rinascita che la nostra città visse in quei giorni per gli ebrei romani e per tutta la cittadinanza. Per questo non deve venire meno a nessuno di noi la volontà di continuare a ricordare perché solo ricordando potremo tenere vivo il sacrificio di tante donne e uomini che lottarono perché Roma e l'Italia tutta tornasse a vivere in pace e libertà".

 

In programma cinque giorni, dal 4 all’8 giugno, di eventi a ingresso gratuito: concerti, mostre, proiezioni, spettacoli teatrali, letture e dibattiti che coinvolgeranno la città intera, dal centro alle periferie, toccando i territori che conservano le tracce di uno dei momenti più importanti della nostra storia recente.

 

SCARICA IL PROGRAMMA DELLE INIZIATIVE 

http://www.comune.roma.it/PCR/resources/cms/documents/Romalibera.pdf

 

 

 

 

Sono online i libri

di Paolo Cappelli

 

"Ho scelto Ginostra" e "Storie fredde" sec. ed. sono visionabili e acquistabili sul sito ilmiolibro.it e presso le librerie Feltrinelli.

 

Per info. visita ilmiolibro.kataweb.it

lafeltrinelli.it

"Enrico Berlinguer e lo sguardo degli artisti": una mostra sullo statista alla Camera dei Deputati dal 13 al 25 giugno
La grande rassegna dedicata allo storico Segretario comunista verrà ospitata nel Complesso di Vicolo Valdina

 

Roma celebra Enrico Berlinguer (1922-1984), storico Segretario del Partito comunista italiano. Nel trentesimo anniversario della morte dello statista le sale del Complesso di Vicolo Valdina della Camera dei Deputati ospiteranno da venerdì 13 a mercoledì 25 giugno la rassegna "Enrico Berlinguer e lo sguardo degli artisti", un evento organizzato dal Gruppo del Partito democratico della Camera dei Deputati in collaborazione con l’Associazione Enrico Berlinguer e con l'Associazione MetaMorfosi.

Il ricordo di Berlinguer "è ancora vivo - scrive nel catalogo Roberto Speranza - e diverse sono le iniziative promosse per rendergli omaggio e per riflettere sulla sua figura. Credo che questa mostra, ideata da Graziella Falconi, sia in tal senso tra le più belle e originali". Il percorso artistico permette ai visitatori di visionare e ammirare numerose opere, fra dipinti e fotografie di repertorio.

"La mostra - afferma il Presidente dell'Associazione  MetaMorfosi Pietro Folena - è un’occasione per avviare un nuovo percorso narrativo che cominci a raccontare gli intrecci tra arte e politica. Berlinguer, icona di un’altra idea della politica, offre uno spunto creativo di immenso valore".

"Noi siamo convinti che il mondo - affermava Enrico Berlinguer - può essere conosciuto, interpretato, trasformato e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita".

La mostra collettiva presenta le opere di numerosi artisti: Gianni Asdrubali, Luigi Boille, Pietro Bortolotti, Ennio Calabria, Vincenzo Caputo, Erio Carnevali, Michele De Luca, Stefano Di Stasio, Fernando Falconi, Andrea Fogli, Flavia Franceschini, Giorgio Galli, Gianfranco Goberti, Mara Guerrini, Alexander Jakhnagiev, Giacomo Lusso, Claudio Marini, Giuseppe Modica, Franco Mulas, Gianfranco Notargiacomo, Anna Ottani, Mirko Pagliacci, Giampaolo Parini, Emilio Patrizio, Salvatore Pupillo, Giuseppe Salvatori, Jimena Sanchez, Carlo Sipsz, Giovanna Sposato, Stella Tundo.

 

Luca Lagrasta

 

 

 

 

 

Riscaldamento globale: tempeste triplicate nel Sahel
  • Come da noi più volte segnalato, la scarsissima piovosità (nel nostro Paese il periodo primavera-estate 2017 è risultato il quarto più asciutto dal 1800) sta lasciando il segno. Se il livello del fiume Po è sceso di 2 metri rispetto alla media, il Tevere non è stato certo da meno. I danni per l’economia del nostro Paese sono notevoli.

  • Le vendite mondiali di auto elettriche sono in continuo aumento. Nel 2016 ne sono state vendute ben 750.000 e ora ci sono circa due milioni di auto circolanti. Quasi la metà sono state vendute in Cina. L’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) sostiene che le auto elettriche attualmente sono lo 0,2% di quelle in circolazione a livello mondiale e che si dovrà aspettare il 2040 per raggiungere i seicento milioni di vetture di questo tipo - 60% delle auto circolanti - per mantenere il riscaldamento medio del nostro pianeta sotto i 2°C, come stabilito dall’accordo di Parigi sul clima.

  • Alcuni biologi tedeschi dell’Istituto “Max Planck” di Radolfzell sono impegnati in una importante ricerca: utilizzare gli animali per una previsione delle scosse sismiche. Per fare ciò lo scienziato Martin Wikelski ha trascorso ben sei mesi in una fattoria del maceratese, monitorando sui computer ciò che i sensori applicati su conigli, pecore, mucche, tacchini, polli e cani trasmettevano. Pare che cani pastore e pecore risultino gli animali più sensibili.

  • Un gruppo di una sessantina di politici, scienziati, economisti ed imprenditori di tutto il mondo ha rinnovato l’allarme: “Se non si ridurranno le emissioni dei gas entro il 2020 - affermano - si rischia lo scioglimento dei ghiacciai artici, la sparizione di molte isole, l’aumento esponenziale di ogni genere di disastri climatici”. Servono politiche “ad hoc” in grado di limitare il riscaldamento globale entro i 2°C rispetto ai livelli dell’epoca preindustriale. Le misure necessrie sarebbero: arrivare al 30% di energia ricavata da fonti rinnovabili, attuare piani di decarbonizzazione, raggiungere il 15% di veicoli elettrici tra quelli circolanti, ridurre la deforestazione e dimezzare le emissioni industriali.

  • Nel Sahel le tempeste si sono triplicate per effetto del riscaldamento globale. Si tratta della striscia di terra a sud del Sahara che divide in due l’Africa. Secondo i dati pubblicati dalla rivista “Nature” in questa zona nell’ultimo decennio si sono verificate 55 alluvioni, circa il triplo in più di quelle dei dieci anni precedenti. Negli ultimi tempi nel Sahara ci sono “colonne” di nuvole alte quasi 16 chilometri; secondo alcuni esperti del Regno Unito ciò avviene a causa dei cambiamenti climatici provocati dall’effetto-serra.

 

  • Il Presidente francese Emmanuel Macron ha messo la battaglia sul clima al centro del programma del suo Governo. In un appello ha invitato i ricercatori a lavorare in Francia sul problema climatico e numerosi studiosi statunitensi hanno aderito all’invito. Il Governo francese ha recentemente stabilito che il blocco delle vendite di auto alimentate a benzina e diesel avverrà entro il 2040.

  • Secondo un gruppo di scienziati che ha realizzato uno studio per l’European Commission Research Centre, a causa degli eventi climatici estremi non meno di 150.000 persone moriranno ogni anno se non verranno prese misure atte a contrastare l’emissione di gas e l’effetto-serra. A rischio sono considerati soprattutto   l’Italia, la Spagna e la Francia meridionale (specie dopo la decisione degli Stati Uniti d’America di “ritirarsi” dagli accordi di Parigi). Lo  ha sostenuto anche con preoccupazione il Segretario Generale dell’Onu Antonio Gutierrez.  

  • Il gruppo Enel è pronto a investire 300 milioni in tre anni per l’installazione di 12.000 ” colonnine” di ricarica per le auto elettriche in tutta Italia. Secondo previsioni attendibili nel 2040 oltre il 50% delle autovetture sarà di questo tipo; nel 2030 il costo delle batterie scenderà a circa 73 dollari per Kwh (mentre nel 2016 era di ben 273 dollari). Il piano dell’Enel dovrebbe essere presentato nelle prossime settimane.

  • Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, considerate le tante disgrazie che avvengono nel nostro Paese a causa di movimenti tellurici e di eventi climatici più o meno estremi, sollecita gli “addetti ai lavori” ad effettuare approfondimenti e riflessioni per realizzare opere in difesa del territorio. Ciò al fine di attenuare almeno in parte le conseguenze spesso tragiche causate dei fenomeni provocati sia dal dissesto idrogeologico che dal cambiamento climatico.

In libreria

Il romanziere indiano Amitav Ghosh ha scritto il libro “La Grande Cecità” (Editore Neri Pozza, 17 euro).

L’autore, che vive tra New York e Goa (il più piccolo tra gli Stati del grande Paese asiatico), sostiene che “l’era moderna ha fallito perché non ha saputo immaginare il proprio futuro”. Ghosh si lamenta del fatto che l’emergenza climatica sia un argomento ignorato nei dibattiti politici in India, malgrado che l’Asia Sud-Orientale sia una regione particolarmente a rischio.

L’autore - che nel suo saggio racconta anche di come sia riuscito a sopravvivere ad un tornado - compie una profonda riflessione sulla diffusa incapacità (storica, politica, culturale) di cogliere la portata e la violenza del cambiamento climatico.

MANIFESTAZIONE-SPETTACOLO AL PORTUENSE
Musica, letteratura e teatro mercoledì 1 Ottobre 2014.
Verrà presentato il libro "Incontri di primavera" di Elisabetta Pession  

 

 

 

 

 

 

Alla manifestazione interverrà l'attore Giuseppe Lagrasta, presidente dell'Associazione culturale "l'albero"

Il clima e i dati meteorologici di Roma non sono uniformi in tutte le zone della Capitale. I principali punti di osservazione si trovano al Collegio Romano e presso gli aeroporti di Fiumicino e di Ciampino. Disponiamo da oltre un trentennio di dati ricavati da un osservatorio meteorologico allestito nel quartiere di Monteverde (precisamente nella zona compresa tra via del Casaletto e viale dei Colli Portuensi).

Siamo stati molto lieti, perciò, di accogliere l’invito del Direttore e di riprendere la nostra rubrica - pubblicata per molti anni sulla rivista “l’albero” - dedicata a curiosità e informazioni meteorologiche, oltre che a riflessioni di carattere più generale sui temi dell’ambiente e del clima. Ogni mese predisporremo un consuntivo sulle condizioni meteorologiche nella zona in cui si trova il nostro osservatorio basandoci sui dati da noi rilevati.

Gli strani personaggi che popolano queste storie in luoghi e tempi assai diversi non hanno molto in comune. Qualcuno è pazzo, altri si difendono, cercano giustizia o vendetta, truffano e giocano, ma le passioni, le introspezioni, le angosce che li motivano non escono allo scoperto. Ciò che li accomuna è la freddezza del pensare e dell'agire, l'intelligente, furbo o ottuso perseguimento di uno scopo, la coerenza da una premessa, la soluzione logica di una situazione  difficile, talvolta ai limiti del possibile.

Comportamenti improntati alla razionale gestione degli eventi che danno luogo a esiti talora sorprendenti e non privi di ironici sorrisi.

Ginostra, 30 abitanti, è un villaggio raggiungibile solo via mare, alla cui forza è continuamente esposto, o scavalcando un  vulcano, lo Stromboli, sempre attivo. Nella brutta stagione l’isolamento è spesso totale.

Questo libercolo, scritto da un romano che ha scelto di andarci a vivere, non descrive né racconta Ginostra nella sua identità, fatta di bellezze e difficoltà, si limita a tratteggiare situazioni ed episodi che con essa hanno a che fare. Offre uno spaccato, parziale, ironico ma realistico di un rapporto, quello tra me e Ginostra, iniziato nel lontano 1977 e che si è andato rinsaldando e approfondendo, cambiando in parte natura, da vacanziere ad abitante. È l’inverno che sancisce l’appartenenza a Ginostra, quando tutto dipende dal mare, dal vento e ciascuno è sostanzialmente solo con se stesso o la sua famiglia e la soluzione di ogni minimo problema è affidata a la propria capacità improvvisatrice e di adattamento.

Gran parte delle cose che narro sono piccoli avvenimenti senza rilevanza collettiva, semplici accadimenti in un contesto che si evolve nel tempo. Mi concedo anche qualche divagazione. In ogni cosa che non sia tragedia c’è, io credo, un aspetto divertente che vince la banalità. È con questo spirito che ho scritto il libercolo, non racconto cronologicamente o logicamente strutturato, ma di tutto e in ordine sparso. Il suo scopo è divertirsi parlando di Ginostra o, meglio, conoscere Ginostra divertendosi. Al lettore, se ci sarà, giudicare se è stato raggiunto.

 

Paolo Cappelli

 

L’ACEA DEVE RIMANERE ROMANA
Presa di posizione dei Consiglieri comunali del Pd Valeria Baglio e Marco Palumbo

 

 

“L’Acea deve assolutamente rimanere una realtà pubblica romana”. È netta l’affermazione dei Consiglieri comunali del Pd Valeria Baglio e Marco Palumbo, pronunciata dopo le notizie apparse su diversi quotidiani inerenti gli accorpamenti tra le “utilities” pubbliche. “Per quale ragione la direzione tecnica del settore idrico di un’azienda di Roma dovrebbe essere trasferita in Toscana? Le priorità adesso per l’Acea sono certamente altre”  hanno dichiarato i due esponenti democratici.  Per loro si deve “dare la precedenza alle questioni importanti e non a fumose ricostruzioni di strategie di mercato".

 

Leo Mastropasqua

 

 

Successo della petizione popolare “per la Magliana”
 

 

 

Ha avuto un grande successo la petizione popolare sul “Piano di recupero urbano Magliana” (Pru), promossa da tante realtà politiche ed associative unite nel richiedere interventi che garantiscano un futuro degno alla Magliana. Nel documento si afferma la bontà del Piano, concepito per realizzare la riqualificazione urbana di un quartiere nato dalla speculazione degli anni Settanta.

I promotori della petizione indicano chiaramente quali sono le opere strategiche di interesse pubblico, a cominciare dal Parco Pian due Torri, sollecitano interventi nell’area “ex Buffetti” e si oppongono ad un alternativo “Piano casa” in questo contesto urbano, che sarebbe una beffa per gli abitanti di un territorio che responsabilmente si sono sempre battuti per ottenere una riqualificazione sostenibile in un equilibrio di interventi privati e pubblici.

Per contatti e adesioni è a disposizione dei cittadini la casella mail petizionemagliana@gmail.com.

 

Giuseppe Lagrasta

 

Dichiarazione presidente Commissione Roma Capitale, Gianni Paris
CORVIALE, PARIS: DALLA REGIONE PARTE IL RILANCIO DEL QUARTIERE 

 

 

La decisione del Presidente della Regione Nicola Zingaretti di affrontare i problemi di Corviale, non solo del ”Serpentone” ma dell’intero quartiere, è molto significativa. Con la presentazione di importanti interventi per la riqualificazione e la rigenerazione urbana inizia in concreto il rilancio dell’area. “Gli anni dell’amministrazione regionale di Renata Polverini – ha dichiarato il Presidente della Commissione Roma Capitale Giovanni Paris – sono stati un fallimento sotto tutti i punti di vista. Coloro che teorizzavano l’abbattimento del grande edificio hanno bloccato ogni iniziativa e trascurato la manutenzione, aggravando il disagio di tanti cittadini”. Va ricordato che la stragrande maggioranza degli abitanti è assolutamente contrario all’abbattimento della grande struttura, dove abitano circa seimila persone in oltre mille appartamenti.

“Oggi – ha affermato Paris – si torna a discutere di progetti sani e risorse per questo territorio che ha pagato l’inerzia della vecchia amministrazione, nonostante le iniziative di valorizzazione sostenute con i residenti dall’allora Municipio XV (voglio ricordare la nascita del Mitreo, del Centro Nicoletta Campanella, della Biblioteca Renato Nicolini e la giornata contro il femminicidio organizzati per sostenere la coesione sociale e la qualità della vita). A Corviale abbiamo portato anche importanti uffici municipali proprio per affermare la centralità dell’area e del patrimonio, anche architettonico, che deve costituire per Roma Capitale”. L’avvio del progetto per la riqualificazione del quarto piano del “Serpentone” chiude un lungo periodo buio per l’edificio e i suoi abitanti. “Il vasto spazio – ha concluso Paris - che sin dall’inizio avrebbe dovuto accogliere uffici e attività sociali è stato invece un luogo di abbandono e degrado. Con l’iniziativa del Presidente Zingaretti si comincia finalmente a percorrere un vero percorso per il rilancio di Corviale”.

 

Marco Favale

 

Grande successo della serata-spettacolo “Impara a donare”
In tanti al Portuense per la presentazione del libro “Incontri di primavera” di Elisabetta Pession

 

 

Si è svolta con grande successo mercoledì 1° ottobre presso lo spazio “Il Salotto Pensante” di via Mengarini, al Portuense, la serata-spettacolo a favore del volontariato “Impara a donare”. Nel corso della manifestazione è stato presentato il nuovo libro di Elisabetta Pession “Incontri di primavera” (edizioni Sovera), in cui vengono narrati amori, affetti, amicizie (e non solo) della protagonista, una psicologa quasi quarantenne. La storia è ambientata all’interno di una cornice, il perimetro di un’area ospedaliera romana, facilmente riconoscibile nel complesso San Camillo-Forlanini.

Nel corso della serata sono stati molti i momenti significativi, a cominciare dall’intervento dell’autrice del libro. L’attore Giuseppe Lagrasta, Presidente dell’Associazione Culturale “l’albero”, ha letto la poesia di Rubén Dario “D’autunno” - che Elisabetta Pession ha inserito all’inizio del suo libro - e interpretato un monologo tratto da “Il Malato Immaginario” di Molière. È stato molto apprezzato dal numeroso pubblico presente anche lo spazio di intrattenimento musicale.

I proventi delle vendite del libro legate all’evento (dedotta la quota del 50% riservata all’Editore) sono state devolute all’Arvas (Associazione regionale volontari assistenza sanitaria) e all’Almar (Associazione laziale malati reumatici).

Mettiamo a disposizione dei lettori i testi integrali del saluto di Cristina Maltese (Presidente del XII Municipio), degli interventi di Silvio Roscioli (Presidente dell’Arvas) e di Benedetta Rinaldi (psicoterapeuta), oltre al testo della poesia “D’autunno” dell’autore nicaraguense Rubén Dario e ad alcune brevissime note biografiche su Elisabetta Pession.

 

Tiziana Boldrini

 

 

L’AUTRICE DEL LIBRO

Elisabetta Pession, psicologa, vive a Roma. Si occupa da lungo tempo di scrittura e traduzioni di testi didattici. Nel 2007 ha pubblicato il suo primo testo di narrativa “Dalla Russia con… gentilezza” (Parisi editore). 

 

 

foto di Alessandro Lisci

SCARICA GLI INTERVENTI DELLA MANIFESTAZIONE

 

https://drive.google.com/file/d/0B3lOHNoBDhqrR1ZHY0xaYl9ZYmM/view?usp=sharing

 

 

 

Partono i corsi dell'associazione culturale l'albero

 

 

 

Tutte le informazioni

Tango “a fumetti" 
opera di Furio Ortenzi 

 

 

Offriamo alla visione dei nostri lettori le 12 tavole di “Tango”, l’ultima storia a fumetti ideata da Furio Ortenzi, disegnatore di fama e storico grafico della rivista “l’albero”. 

 

 

Consigli di lettura

 

 

 

 

Fernando

Ferrigno

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Le grandi madri del Brasile
Marcella Punzo presenta il suo libro venerdì 28 novembre alle 17,30 presso la Casa Internazionale delle Donne (via della Lungara, 19) 

 

 

Le grandi madri del Brasile di Marcella Punzo, pubblicato da Editori Internazionali Riuniti, è il racconto di un viaggio, cominciato nel 1997, tra le donne afro-brasiliane, la loro cultura e le tradizioni ereditate dagli schiavi, tra le musiche dei primi samba popolari e i misteri di un'antica 

religione, il Candomblé. "Un libro prezioso che, tra i suoi vari pregi, ha quello di aggiungere un importante tassello alla ricostruzione del mosaico spezzato delle religioni pre-patriarcali." (Luciana Percovich)

 

 

"Figure e parole nei libri per ragazzi":
Una mostra a Villa Pamphilj dal 3 dicembre al 28 gennaio

 

 

 

Mercoledì 3 dicembre alle ore 11,30 verrà inaugurata presso il  Teatro Villa Pamphilj - Scuderie Villino Corsini la mostra "Sport: figure e parole nei libri per ragazzi".

La mostra che rimarrà aperta al pubblico fino al 28 gennaio 2015, fa parte del progetto Pesi Massimi – Le Regole del Gioco, promosso da Teatro Verde, Sinnos Editrice e Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia con il sostegno dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Roma e del XII Municipio di Roma. 

 

"Una mostra - afferma l'assessore alla cultura del municipio Tiziana Capriotti (nella foto)- che intende far scoprire a tutti un approccio culturale diverso al fenomeno sportivo"

 

Stefania

Miccolis

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Elisabetta

Pession

"ERANO TUTTI MIEI FIGLI": MARIANO RIGILLO

IN SCENA AL PALLADIUM FINO AL 21 FEBBRAIO 

Sul palco con Anna Teresa Rossini e un cast di giovani attori,

porta in scena al teatro della Garbatella il capolavoro di Arthur Miller

 

Ci sono punti di contatto con la realtà di oggi?

Si tratta di un testo attuale, una tragedia moderna che punta il dito contro la corruzione, un fenomeno che ci circonda in modo orribile.

Una scelta non casuale.

Andiamo alla ricerca di opere poco rappresentate, che veicolano messaggi importanti. Nonostante le accuse agli Stati Uniti, Miller in patria è diventato un esempio di moralità e teatro civile. 

È un teatro da amare... 

Si, per l'attenzione verso le tematiche sociali e per la scrittura impeccabile. Dal punto di vista drammaturgico questo è un testo perfetto.

Qual è il ruolo del teatro?

Far crescere la società in senso civile, sfornare generazioni migliori: è l'unico vero luogo di aggregazione e confronto, in platea e sul palco.

Conta solo l'impegno?

In una società aperta e democratica, accanto alla riflessione deve esistere il pensiero ironico e divertente, basta che sia pensiero.

E il pubblico come reagisce?

Partecipa con ragione e sentimento. Lo spettacolo tocca corde riflessive ed emotive, portando alla catarsi aristotelica.

C'è spazio per la speranza?

Il testo la lascia, aprendo al cambiamento.

Cosa può renderlo possibile?

Onestà morale, fratellanza, solidarietà e rispetto, valori legati all'istinto ma soprattutto alla cultura.

 

Tiziana Boldrini 

 

 

 

Teatro Palladium, piazza Bartolomeo Romano 8.

Biglietti da 10 a 15 euro. Info: 064746390,  064814162.

 

 

 

 

Leggi un estratto dell'ultimo numero della nostra rivista uscita nelle edicole
 
Clicca per ingrandire.

 

 

Sergio Mattarella eletto Presidente della Repubblica 
Dichiarazione di Valeria Baglio, Presidente dell'Assemblea capitolina

 

 

 

Sabato 31 Gennaio il Parlamento in seduta comune ha eletto Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con 665 voti.

Il Presidente dell'Assemblea capitolina, Valeria Baglio, ha dichiarato: "Mi emoziona pensare che il nostro nuovo Presidente della Repubblica sia Sergio Mattarella, a cui vanno i miei migliori auguri e quelli di tutta l'aula Giulia Cesare, perché sarà un grande Presidente che saprà rappresentare la parte migliore del Paese.

Non voglio ricordare solo i suoi meriti e lo  spessore della sua figura ma anche quella storia, personale e pubblica, che lo privò drammaticamente del fratello, caduto per mano della mafia.

Una grande persona, che ha interpretato la politica al servizio dei cittadini con stile e riservatezza e che vorrei in Aula Giulio Cesare, per un incontro di  straordinario  valore, alla presenza del Sindaco, dei consiglieri comunali, della Giunta e delle  istituzioni municipali insieme alle  cittadine e ai cittadini di Roma.

Questo perché credo fermamente che, proprio ora,  per la città  sia importante un momento ‘alto’ di riflessione e confronto sui valori della democrazia e della legalità".

 

...Da soli si fa prima, insieme si va lontano!
Un evento promosso dal XII Municipio e dall'associazione "Battiti"

 

 

 

La presidente del Municipio Roma XII Cristina Maltese, in occasione dell’evento conclusivo del progetto di sensibilizzazione e riflessione sul concetto di benessere (individuale e sociale, diversità e inclusione sociale) rivolto alle Scuole Medie, ha promosso una tavola rotonda a cui sono intervenuti Daniela Cirulli (Assessore alle Politiche sociali), Tiziana Capriotti (Assessore alla Scuola), Enrico Nonnis (Direttore della TSMREE ASL Roma D), Santo Rullo (psichiatra e direttore sanitario di Villa Letizia), l’Associazione "Battiti" (da tempo impegnata in attività di solidarietà e sostegno verso la sofferenza mentale) con Mauro D’Alessandro, Cristina Ruffo, Anna Di Fazio. All'iniziativa hanno partecipato molti insegnanti,  genitori e studenti.

 

Feydeau al teatro Regina Pacis
Ultime repliche dello spettacolo messo in scena dalla "Compagnia stabile di Trastevere Merry del Val" Sabato 14 e Domenica 15 Febbraio

 

 

Nuova edizione del corso di informatica
Stiamo raccogliendo le adesioni alla nuova edizione del corso base di informatica "IMPARA AD USARE IL COMPUTER" che si svolgerà a Maggio.
 
Gli interessati possono contattarci già da ora chiamando il 3382027675. 

Sono previste facilitazioni per gli iscritti alla nostra associazione.*

 

 

La morte di Giovanni Berlinguer
Dichiarazione di Valeria Baglio, Presidente dell'Assemblea capitolina

 

 

 

Lunedì 6 aprile è morto a Roma all'età di 90 anni Giovanni Berlinguer. Medico, uomo politico (fu Deputato e Consigliere comunale di Roma).

Valeria Baglio Presidente dell'Assembrea Capitolina, lo ricorda così : “Con Giovanni  Berlinguer scompare un'altra figura del Novecento di alto profilo, sia dal punto di vista  culturale che umano. In un  momento tanto cupo della nostra storia, questo triste evento ci consegna l’eredità preziosa dell’esempio di tutta una vita. Ora siamo tutti più poveri ma la storia di Giovanni Berlinguer può insegnare molto alle nuove generazioni: l’impegno quotidiano, il rigore della scienza, la limpidezza nell’azione politica e l’umanità della persona.” 

I luoghi della Repubblica Romana del 1849
Una visita guidata sui "luoghi della memoria"

 

Marocco e Tunisia: una conferenza sui temi dell'immigrazione il 29 aprile a Roma

 

25 Aprile, Festa della Liberazione 
Tante iniziative in tutta la città
 
 

 

 

 

 

 

Visita guidata sui luoghi 
della Repubblica Romana del 1849
Appuntamento Venerdì 1° maggio
alle 10,30 a Villa Pamphilj (ingresso Bel Respiro)   

 

Due associazioni scrivono a Zingaretti
Lettera aperta al Presidente della Regione Lazio
per chiedere un incontro sui piani per i parchi regionali

 

Incontro dei due capitani
della "Roma Giallorossa" 
Francesco Totti ha incontrato Maria Iole Volpi: un gesto
molto significativo dopo le dichiarazioni sessiste di alcuni importanti dirigenti della Lega Calcio

 

L'Assessora alla Cultura del XII Municipio
Tiziana Capriotti invita tutti i cittadini
a visitare la mostra allestita al Liceo Montale
 

 

 

 

 

Mariella Quintarelli

Responsabile Comunicazione Roma Calcio Femminile

Due incontri del Sindaco Ignazio Marino
con i cittadini del XII Municipio
Domenica 14 giugno a Monteverde e
lunedì 15 giugno a Bravetta

 

Il Sindaco di Roma Ignazio Marino ha incontrato per due volte i cittadini del XII Municipio.

Domenica 14 giugno è intervenuto in piazzale dei Quattro Venti nella giornata conclusiva della Festa dell’Unità di Monteverde, organizzata di nuovo, dopo circa vent’anni di assenza grazie ai "Giovani Democratici" del quartiere. Nei tre giorni circa 1.500 persone hanno assistito a concerti e spettacoli e affollato gli stand gastronomici. Ai dibattiti hanno partecipato tra gli altri l’eurodeputato Roberto Gualtieri, i parlamentari  Pina Maturani e Walter Tocci, il Commissario straordinario del Pd romano Matteo Orfini, il Consigliere regionale Fabio Bellini e la Presidente del XII Municipio Cristina Maltese. 

Lunedì 15 giugno è intervenuto ad una manifestazione a Bravetta insieme alla Presidente Maltese nel corso della quale ha annunciato l'imminente apertura di sei nuove stazioni della linea C della metropolitana. Sulle questioni di "Mafia Capitale" ha affermato che "saranno i magistrati a stabilire chi ha colpa e chi no. Noi continueremo a cambiare questa città per farla diventare un luogo dove onestà e trasparenza siano la normalità". 

 

Luca Lagrasta

Il valore del cibo: idee, soluzioni ed esperienze
per comunicare i prodotti tipici
Il libro è stato presentato martedì 16 giugno a "Vinoforum"
da Alessandra Moneti ed Ernesto Di Renzo

 

Martedì 16 giugno un pubblico attento e numeroso ha assistito alla presentazione del libro 

"il valore del cibo" presso la rassegna "Vinoforum".

Sono intervenuti due degli autori, Alessandra Moneti (storica firma de "l'albero", giornalista dell'Ansa e curatrice del canale web "Terra e gusto") e Ernesto Di Renzo (docente di antropologia presso l'Università di Roma Tor Vergata). 

Alla presentazione erano presenti Giuseppe Lagrasta (Presidente dell'Associazione Culturale "l'albero") ed Emilio Trevisan (Direttore della rivista e del Settore Informazione dell'Associazione). Alessandra Moneti si è complimentata con loro per i lusinghieri risultati ottenuti dall'Associazione nell'ultimo anno di attività.

 

Leo Mastropasqua

Lettera aperta alla città dei gestori della Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea
 

Roma, 21 giugno 2015

 

L’esperienza di questi due anni della CTDC viene interrotta. Il 30 Giugno scadrà il mandato di affidamento degli spazi della Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea. Il 30 giugno, tecnici, cassiere, maschere, responsabili organizzativi, amministrativi, direttori, uffici stampa, artisti, tutti lasceranno le attività così come previsto e con loro anche il direttore e il personale di coordinamento della Rete. Il risultato di questi due anni è stato più che positivo, un miracolo di buona pratica, un singolare esempio di condivisione di progetti inediti, a carattere cittadino e nazionale. Sono più di 200.000 le persone, bambini, adulti, anziani che hanno partecipato a spettacoli, concerti, incontri, laboratori, mostre, proposte della Rete. Nei teatri abbiamo ospitato e lavorato con Associazioni, Accademie, Istituzioni, grandi artisti e giovani di talento. Abbiamo creato e avvicinato un nuovo pubblico che si è fatto partecipe, fruitore attivo e fedele di tutte le nostre iniziative. Questi teatri sono, in due anni, risorti a spazio di accoglienza e di crescita culturale, un punto di riferimento non solo per il quartiere ma per tutta la città. Il Teatro Torlonia ha anche svolto il ruolo di spazio di confronto, non simbolico, dove il centro conosceva la periferia e viceversa. Esperienza unica e rara. Ora, dal primo luglio, il Teatro Torlonia verrà gestito direttamente dal Dipartimento Cultura, sottraendo uno spazio che ha dimostrato di avere un ruolo fondamentale di aggregazione e di unità tra le varie esperienze, con attività di qualità ormai consolidate . La capacità della Rete di armonizzare le diverse esperienze e di proporre una architettura progettuale condivisa, ha contribuito a rendere questo progetto un potenziale fiore all’occhiello dell’amministrazione pubblica, un esempio da proporre nel resto dell’Europa. Il nuovo bando di affidamento che avrebbe dovuto garantire che questi teatri restassero sempre aperti, non è stato ancora pubblicato. Nulla ancora di ufficiale ci è stato detto a riguardo. Il 5 marzo , nell’ultima riunione con L’Assessore Marinelli, ci era stato assicurato che i tempi della pubblicazione del bando sarebbero stati molto veloci e sarebbe stata garantita la continuità del progetto, senza interruzioni. Ogni settimana, sotto nostra sollecitazione, attraverso @, telefonate e durante colloqui ci è stato ribadito che era “ questione di giorni”. I giorni sono diventati mesi. Dopo l’approvazione del bilancio, a marzo, il bando poteva e doveva uscire. Ci domandiamo: di chi è la responsabilità di questo infinito ritardo? Ora a fine giugno il bando non è ancora uscito, immaginiamo che i nuovi affidatari, vista la complessità delle procedure, non potranno accedere agli spazi ed attivarli prima del 2016. Ci sarà quindi una chiusura per almeno sei mesi dei teatri, fino ad oggi nominati come spazi della Rete CTDC ( Casa dei teatri e della drammaturgia contemporanea ). La chiusura di questi teatri avrà molte conseguenze negative. 1) L’apertura quotidiana garantiva un rapporto costante e di fiducia con gli abitanti del quartiere. Dopo sei mesi di chiusura, bisognerà di fatto ricominciare tutto da capo. 2) I teatri, non presidiati, saranno alla mercè dei ladri, cosa già accaduta in passato, il materiale tecnico (proiettori, luci, consolle, mixer, attrezzerie di scenotecnica ecc.. ) potrà facilmente essere sottratto o danneggiato irreparabilmente. 3) Gli impianti di aerazione e di riscaldamento, non utilizzati, specie nei primi mesi di inverno subiscono dei danneggiamenti, ricordiamo che la presenza quotidiana nei teatri ha evitato che tre allagamenti compromettessero irrimediabilmente gli spazi. 4) I teatri una volta chiusi, saranno nuovamente popolati dai ratti, in grado di distruggere arredi, impianti elettrici e quant’altro se non derattizzati. 5) I laboratori che normalmente devono iniziare a settembre non potranno che iniziare, nella migliore delle ipotesi, a febbraio. Chi aveva necessità o interesse a partecipare a queste iniziative formative e di aggregazione cercherà altre alternative fuori dai “nostri” teatri. 6) I progetti legati al programma formativo scolastico vengono decisi a ottobre, anche in questo caso le scuole si rivolgeranno altrove o rimarranno orfane di offerta culturale. 7) Le molteplici attività proposte dalla Direzione e Coordinamento della Rete , che miravano a costruire un progetto cittadino e nazionale, condiviso da scuole, cittadini, giornalisti, università, formatori, Mibact, istituzioni pubbliche, (come il Teatro di Roma, l’Accademia Santa Cecilia, Il Conservatorio Santa Cecilia, Accademia Nazionale D’ Arte Drammatica e molti altri ) centri di accoglienza, associazioni del territorio, artisti e teatri, premi nazionali ecc. subiranno un arresto drammatico che va ad inficiare tutto il lavoro di continuità e di crescita fin qui svolto. Questo Lavoro rappresentava un modello di gestione ad alta partecipazione pubblica, al fine di ottimizzare e far circuitare proposte e progetti da un teatro all’altro e da una città all’altra. Roma diventava così un modello di eccellenza. Come mai un’esperienza che ha dato questi risultati, riconosciuti anche pubblicamente dal Ministro Franceschini (Uno Mattina 19 giugno 2015 ) viene distrutta? 8) Dopo la mancata riapertura del Teatro Valle il rischio che uno o più di uno di questi teatri vengano occupati è concreto. Alcune associazioni hanno espresso la volontà di protestare contro la chiusura dei teatri, specie questi teatri che rappresentano spesso un unico fondamentale presidio sociale in territori che partono già svantaggiati. 9) L’avvicendarsi tra vecchi e nuovi gestori avrebbe inoltre consentito una potenziale continuità del personale tecnico e o di sala, una collaborazione tra vecchi e nuovi gestori. Il Coordinamento e la Direzione della Rete avrebbero inoltre potuto garantire un passaggio del testimone equilibrato. 10) Ora almeno trenta lavoratori resteranno senza occupazione e i teatri saranno privi di quei professionisti in grado di gestirli al meglio. 11) Il cambio di logo, di grafica e di nome della Rete, voluto dall’Assessorato, costituirà inoltre un ulteriore rallentamento delle attivazioni dei programmi, delle comunicazioni tramite portale web ecc, strumenti oggi indispensabili per raggiungere e informare il pubblico. 12) I programmi dei partecipanti al bando saranno gravemente penalizzati. Chiunque faccia teatro sa bene che la programmazione viene fatta almeno sei mesi prima. Le migliori proposte musicali, teatrali, di danza, di formazione, al momento della riapertura dei teatri, saranno già impegnate altrove. Cosa resterà? Ci chiediamo se a tutto questo non si possa trovare rimedio e se esiste la volontà politica di intervenire immediatamente. Le normative dovrebbero migliorare la qualità della vita, ci sembra invece che si vada pericolosamente in senso opposto.

 

 

Il 30 giugno è tornata in edicola “l’Unità”
 

Quando un giornale che non usciva da tanto tempo torna nelle edicole è sempre una buona notizia per la pluralità dell’informazione.

Martedì 30 giugno ha ripreso le pubblicazioni il quotidiano ”l’Unità”, che le aveva interrotte quasi un anno fa. Il giornale fondato il 12 febbraio 1924 da Antonio Gramsci esce con 24 pagine e una veste grafica fortemente innovativa.

“Siamo una squadra molto ambiziosa - scrive nel suo primo articolo il nuovo Direttore Erasmo D’Angelis - come lo è il nostro piano editoriale. Saremo un giornale multitasking  che con creatività editoriale vi riporterà in edicola, sul web con la sorpresa di Unità.tv, nei social, nel circuito delle nostre Feste unico al mondo, nelle Case del popolo e nei circoli, negli eventi che costruiremo insieme”.

 

Giuseppe Lagrasta

Ama: i contribuenti romani
pagheranno di meno
Respinto dal Tar del Lazio il ricorso contro la gara
per la raccolta differenziata dei rifiuti
 

Giovedì 3 luglio il Tar del Lazio ha respinto il ricorso presentato contro la gara per l’appalto dei servizi “porta a porta” di raccolta differenziata dei rifiuti presso le utenze non domestiche di Roma.

La legittimità della gara consentirà di realizzare gli obiettivi di apertura del mercato e di riduzione dei costi perseguiti dall’Ama con la sua nuova gestione.

“Esprimiamo la nostra grande soddisfazione - ha affermato il Presidente dell’Ama Daniele Fortini - e ringraziamo i Giudici amministrativi per aver riconosciuto in tempi brevi il legittimo operato dell’Ama. La nostra azienda vuole affermare con forza i principi di legalità, trasparenza, economicità e concorrenza: questo riconoscimento da parte del Tar del Lazio ci incoraggia a proseguire su questa strada. Ora procederemo con gli adempimenti tecnici per l’assegnazione della gara, che ha riscontrato un ampio e significativo concorso di interesse da parte delle imprese del settore”.

Sono stati 14 i soggetti che hanno presentato offerte per la gara in questione (numero 10/2015), riguardante l’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti organici, della plastica e del metallo, del vetro, della carta e degli imballaggi presso bar, ristoranti, esercizi commerciali, uffici e studi professionali di Roma per un periodo di 24 mesi.

L’importo posto a base d’asta rispetto al vecchio bando - commissariato dalla Prefettura dopo l’inchiesta “Mafia Capitale” -  permetterà all’Ama (e quindi ai contribuenti romani) di pagare 100 euro in meno a tonnellata, con un risparmio complessivo in due anni di più di 10 milioni di euro.

 

Francesco Draicchio

Francesco Pannofino: ”Canto per fermare il tempo”  
Nelle nuove vesti di cantautore, l’attore Francesco Pannofino debutta con l'album Io vendo le emozioni.

 

Com'è nato?

Per ingannare il tempo tra un “ciak” e l'altro ho sempre scritto canzoni, come cantava Nino Manfredi Pe' fa la vita meno amara me so comprato 'sta chitara.

E poi?

Uno dei brani è finito su You Tube. Alfredo Saitto lo ha scoperto, poi ha voluto sentire gli altri e farne un album. Ho cercato di fermarlo ma non ci sono riuscito.

Quali emozioni vende?

I miei sentimenti, che non ho timore di esternare. Per esempio dire “Ti voglio bene” a mio figlio, io lo faccio e lui lo dice a me.

Il duetto con Enrico Ruggeri?

Abbiamo una grossa intesa, siamo fan reciproci ed è lui che mi ha spinto ad affrontare il grande pubblico sul palco del Primo Maggio a San Giovanni. In concerto farò una delle sue canzoni più famose, Il mare d'inverno.

Altre collaborazioni?

Difficile, ma mi piacerebbe con Francesco De Gregori, lo adoro fin da piccolo.

Dal vivo fa anche una sua cover.

Adelante, insieme a Ci vuole orecchio di Jannacci, Teatro di Roberto Vecchioni, Don Raffaè di Fabrizio De Andrè e Torpedo blu di Giorgio Gaber. Poi un medley dei Blues Brothers, la mia passione.

Tra le canzoni c’è Abitare a Roma.

Ci sono arrivato nel 1972 da Imperia. Erano anni bui, mi sembrava che piovesse sempre e io soffrivo di nostalgia. Poi invece la città ha saputo accogliermi ed abbracciarmi, non potevo non dedicargli una canzone d'amore.

A chi venderà le sue emozioni?

Allo stesso pubblico che, con carineria, mi ferma per strada.

Se è tutto gratis, cosa ci guadagna?

La soddisfazione di emozionare la gente e fare un lavoro che mi piace. Quando riesci a realizzare un sogno, devi dare qualcosa in cambio.

 

Tiziana Boldrini

Ale & Franz in scena a Villa Pamphilj 
Intervista a Francesco Villa

 

Gaber, Jannacci... Noi è il nuovo spettacolo del duo comico Ale & Franz, presentato dalla “metà artistica” Francesco Villa (l’altra è Alessandro Besentini).

 

L'influenza di Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci?

A Milano li abbiamo incrociati spesso dal vivo, erano presenze forti. Riprendendo cose nostre scritte tanti anni fa, ci siamo accorti di quanto c'era di questi due grandi artisti.

La loro immortalità?

Gaber aveva una capacità straordinaria di analizzare la società, era un vulcano pensante. Jannacci un musicista infinito con la sensibilità di un poeta.

Lo spettacolo?

Fatto soprattutto di testi nostri, conditi dalle loro canzoni. È un modo di trasmettere al pubblico ciò che abbiamo recepito, anche da ascoltatori.

I brani?

Non li svelo, sarà una sorpresa.

Grande partecipazione emotiva…

In questo Gaber e Jannacci erano vincenti, sapevano raccontare storie di vita in cui la gente si riconosceva, come accade ancora adesso.

A fine serata?

Resta la soddisfazione e il divertimento del pubblico. In noi, lo stupore per l'amore verso due artisti milanesi apprezzati anche “fuori casa”, considerato che spesso il dialetto è un ostacolo.

Altri cantanti?

Amando il dialetto, mi piace molto Davide Van De Sfroos. Pino Daniele resta un maestro, ha saputo unire l'Italia.

Ale & Franz oggi?

Siamo due sempre alla ricerca, pronti a metterci in gioco e ad affrontare nuove sfide. Se non hai più niente da dire sei finito, noi continuiamo a sognare.

Cosa chiederebbe a Gaber e Jannacci se li potesse incontrare e stringere loro la mano?

Di metterci insieme su una panchina ad osservare il mondo, vorrei tanto riuscire a vederlo con i loro occhi.

 

Tiziana Boldrini

 

 

Ale & Franz mettono in scena lo spettacolo Gaber, Jannacci… Noi venerdì 17 luglio alle ore 21,30 a Villa Doria Pamphili (entrata di via di San Pancrazio, 10). I biglietti costano da 10 a 22 euro. Per informazioni visitare il sito www.iconcertinelparco.it o telefonare al 3398041777.

 

 

Nella Capitale vivono e lavorano uomini e donne di valore
che ogni giorno danno il meglio di loro stessi.
Ascoltiamo le loro voci, raccontiamo le loro storie
Civis Romanus sum
 

Civis Romanus sum. Sono cittadino romano. La celebre frase latina pronunciata da Marco Tullio Cicerone nel 70 avanti Cristo faceva riferimento ai diritti e ai doveri che erano connessi a tale condizione.

In un periodo in cui si parla di Roma per lo più per il degrado e per avvenimenti negativi, abbiamo pensato di ascoltare tanti cittadini romani che quotidianamente operano nei loro settori di attività dando il meglio di loro stessi.

Sentiamo quello che hanno da dire, ascoltiamo le loro storie perché è grazie a loro (professionisti, artisti, imprenditori, intellettuali, artigiani, operai, scienziati, sportivi, anche politici), al loro impegno, alla loro passione, alle loro idee, ai loro sacrifici se Roma - che, come ha ricordato recentemente qualcuno, vive… malgrado tutto da quasi tre millenni - può sperare di avere un futuro migliore. 

 

 
Ezio Di Matteo si racconta: “Pancho”
e il tennis, la passione di tutta una vita
 

Incontriamo Ezio Di Matteo - per tutti “Pancho” - nella bella sala del Circolo Ferrari “Appia Antica”, che ha la sua sede dal 1992 nel “Tennis Club Garden”. Ci sono tante coppe, trofei, fotografie, molti cimeli. Il Circolo è stato presieduto per anni dal cantante Little Tony; dopo la sua scomparsa gli è succeduto un altro grande “ferrarista”, Giorgio D’Antonio.

“Pancho”, capiamo l’amore per le “rosse” ma con te non si può non cominciare che parlando di tennis. Come è nata la tua passione per questo sport?

Quando ero bambino, tornando da scuola, passavo davanti al Circolo delle Muse e mi piaceva fermarmi a guardare le partite di tennis attraverso la rete di recinzione. Mi appassionai e iniziai a frequentarlo da semplice raccattapalle, poi provai a giocare e il Direttore Sportivo vide subito che avevo delle qualità. Mi propose di tesserarmi per il Circolo e dopo un po’ cominciai a giocare i primi tornei con buoni risultati. Fui visto da alcuni uomini della Federazione Tennis che mi proposero di andare a fare uno “stage” al Centro tecnico del Coni di Formia nel periodo di Natale. Eravamo circa 350 giovanissimi; alla fine a me e a un’altra decina di partecipanti venne chiesto se eravamo disposti a trasferirci a Formia. Era una scelta impegnativa per un ragazzo di 14 anni; mi consultai con la mia famiglia e decidemmo di provare a fare questa esperienza. In pratica si trattava di un vero e proprio collegio, dove oltre ad allenarci per molte ore al giorno potevamo assolvere gli obblighi scolastici.

C’erano atleti di molte discipline.

Sì, ricordo tra gli altri con piacere la presenza di atleti del calibro di Sara Simeoni - che vinse la medaglia d’oro nel salto in alto alle Olimpiadi di Mosca del 1980 - e di Erminio Azzaro, anche lui ottimo saltatore in alto. Fu grazie a lui, che in seguito divenne il marito della Simeoni, che sono stato soprannominato “Pancho”: nel 1968 andò in Messico per le Olimpiadi e mi portò un sombrero in regalo. Me lo misi spesso e qualcuno cominciò a chiamarmi così, anche perché assomigliavo al bravo tennista statunitense Ricardo Alonso Gonzales (detto “Pancho”). A Formia quasi tutti gli atleti avevano un soprannome, ma molti non erano… teneri con le persone a cui venivano affibbiati; io pensai che con “Pancho” mi era andata di lusso e me lo tenni volentieri. Un’altra persona che ricordo molto bene è il grandissimo Pietro Mennea (anche lui olimpionico a Mosca e per molti anni recordman mondiale nei 200 metri piani). Lui era eccezionale in tutto: oltre a svolgere degli allenamenti durissimi riusciva anche ad ottenere ottimi risultati in campo scolastico.

Chi erano gli altri tennisti?

Ricordo prima di tutto gli atleti destinati a diventare due grandi del tennis italiano come Adriano Panatta e Corrado Barazzutti; e poi ottimi giocatori come Tonino Zugarelli, Paolo Bertolucci, Vincenzo Franchitti, Massimo Di Domenico, Eugenio Castigliano e tanti altri. Ad occuparsi di noi era un grande uomo di sport come Mario Belardinelli: lui non era soltanto un vero maestro di tennis, ma anche una bravissimo educatore. Per tutti noi, ragazzi giovanissimi che inseguivamo il sogno di diventare campioni, era davvero un secondo padre, una persona a cui potevamo sempre chiedere un consiglio e su cui potevamo contare se avevamo qualche problema.

Era tutto bello? Vi pesavano i sacrifici che dovevate fare?

No, assolutamente. Il tennis era la nostra passione e facevamo quello che ci piaceva. Pesava la lontananza dalla famiglia, certo, ma a Formia stavamo bene e avevamo anche il tempo per divertirci. Dal punto di vista sportivo era importante che fossimo tutti bravi giocatori, perché così gli allenamenti erano fatti ad alto livello.

E poi cominciò l’avventura del grande tennis.

Si, per alcuni di quei ragazzi - tra cui io - ci fu la possibilità di cominciare a giocare tornei molto importanti (la Federazione ci pagava le spese) e di avvicinarsi allo sport professionistico. Io ho incontrato quasi tutti i più grandi tennisti dell’epoca e mi sono tolto delle belle soddisfazioni: sono arrivato due volte in finale ai Campionati italiani nel singolare e tre volte nel doppio, ho giocato il terzo turno del torneo del Rolland Garros di Parigi e il secondo turno del torneo di Wimbledon, dove si gioca su campi in erba. La più bella impresa che ricordo, però, è la vittoria contro il fortissimo giocatore romeno Ion Tiriac negli Internazionali d’Italia al Foro Italico di Roma.

Quella partita è ricordata da tanti appassionati anche per il suo prologo…

Si, mentre ci stavamo preparando negli spogliatoi lui - che aveva appena disputato una finale di Coppa Davis con la Romania in coppia con Ilie Nastase contro gli Stati Uniti d’America - mi avvicinò e mi disse che negli ultimi tempi per  allenarsi in vista di quell'evento aveva rinunciato a diversi tornei e aveva guadagnato pochi dollari, quindi voleva assolutamente vincere. Io gli risposi che di dollari ne avevo visti sicuramente meno di lui e gli indicai il campo per fargli capire che la vittoria se la sarebbe dovuta sudare. Fu un match tiratissimo e io - sostenuto dal pubblico romano con grande calore - riuscii a vincerlo.

A questo punto ricordiamo anche un altro aneddoto divertente - forse per te non tanto - quando in coppia con Di Domenico affrontaste nel

secondo turno (sul mitico campo numero uno di Wimbledon!) Arthur Ashe e Dennis Ralston davanti ad un pubblico selezionatissimo.

Me lo ricordo bene, purtroppo. Io giocavo sulla sinistra e Di Domenico sulla destra; quando Ashe “sparava” i suoi tagliatissimi servizi su di lui quasi sempre non arrivava nemmeno a colpire la palla. Gli suggerii di spostarsi un po’ sulla destra e così riuscì a rispondere al servizio successivo, ma con una palla alta e lenta che Ralston “schiacciò” con forza inaudita colpendomi in pieno sulla fronte. Crollai a terra quasi privo di sensi, ma ebbi la forza di rivolgere una frase a Di Domenico in dialetto romanesco: “la prossima volta non risponne, che è mejo!”. Tra il pubblico nessuno capì quello che avevo detto, tranne un gruppetto di miei amici romani che cominciarono a ridere a crepapelle guardati con stupore dagli altri spettatori. Comunque ci tengo a dire che dopo un po’ riuscii a riprendermi e a concludere il match.

Ora parliamo di cose serie, del “Pancho” imprenditore…

Tutto è cominciato quasi per caso: io avevo tre carissimi amici (Armando, Romano e Aldo) che mi seguivano ovunque, spesso anche all’estero quando partecipavo a tornei importanti. Loro erano grandi appassionati di tennis, ma lavoravano in altri settori. Quando decisi di smettere di giocare pensammo che sarebbe stato bello creare uno spazio nostro, dove poter continuare a coltivare il nostro amore per il tennis. Qualcuno ci disse che forse si potevano comprare dei terreni nella zona di Cinecittà, in un posto molto bello. Ci informammo e andammo dal proprietario, il conte Gaetani. Riuscimmo a mettere insieme tre milioni di lire a testa e con dodici milioni cominciammo l’avventura del “Tennis Club Garden”. All’inizio c’era solo un campo e una “roulotte” dove facevamo le tessere ai primi soci (e che all’occorrenza serviva anche da spogliatoio). Piano piano con il nostro entusiasmo riuscimmo a migliorare le cose, grazie anche all’aiuto di un mio amico costruttore, Luigi Mancini, che per qualche anno divenne anche nostro socio. In tutti questi anni ha contato molto l’amicizia forte che c’è sempre stata tra di noi, ci ha permesso di superare qualche inevitabile difficoltà e ancora oggi siamo in tre a gestire il circolo.

Per tutti, però, l’anima del “Garden” sei tu.

Beh, ovviamente è così a livello sportivo e di relazioni (tanti anni di presenza nel mondo del tennis mi hanno consentito di conoscere tantissime persone) ma anche gli altri hanno dato sempre il loro contributo. Oggi il nostro Circolo è uno dei più importanti di Roma, abbiamo circa 500 soci e ci possiamo vantare di offrire degli ottimi servizi senza far pagare agli iscritti cifre esorbitanti.

Qual è il motivo del successo del Circolo?

Penso che sia stata vincente la nostra scelta di mantenere sempre la centralità del tennis. A Roma esistono dei bellissimi Circoli, ma spesso assomigliano a dei villaggi turistici. Qui abbiamo percorso una strada diversa, ma ovviamente anche noi offriamo ai nostri iscritti la possibilità di compiere molte altre attività oltre il tennis: abbiamo una grande piscina all’aperto molto frequentata in estate, una palestra attrezzatissima, tanti campi di calcetto con erba sintetica di ultima generazione, campi di “beach-tennis” e “paddle” (il gioco del momento). Nel “PalaGarden”, un grande capannone, abbiamo organizzato una scuola di danza per bambini che funziona dal lunedì al venerdì mentre il sabato è dedicato al ballo, in particolare agli amanti della “salsa”. Ogni anno è molto frequentato il Centro estivo per i bambini, che rimane aperto anche in agosto. Inoltre offriamo a chi lo desideri la possibilità di organizzare feste e ricevimenti.

Torniamo al tennis, però. Il torneo “Roma Open Garden” che organizzi ogni anno prima degli Internazionali d’Italia sta ottenendo sempre più successo.

L’idea venne molti anni fa, vedendo che molti giovani di talento faticavano per motivi economici e organizzativi a partecipare ai tornei che assegnavano i punti per la classifica mondiale. Nel 1992 entrammo nel circuito dei cosiddetti “Tornei Satellite” insieme ad altri tre Circoli (“Eur”, “Acquasanta”, “New Country Club Frascati”). Dopo qualche anno pensai di compiere un ulteriore salto di qualità e cominciai ad organizzare (questa volta da solo) un torneo nell’ambito del “Challenger Tour”, con un montepremi più alto. Naturalmente cominciarono a partecipare giocatori più forti: tra gli stranieri voglio citare gli spagnoli Juan Carlos Ferrero e David Ferrer (che poi vinse a Parigi), oltre al francese Sébastien Grosjean; tra gli italiani Fabio Fognini, Tommaso Volandri e Andreas Seppi. Bisogna compiere un grandissimo lavoro per organizzare l’ospitalità e far sì che tutto funzioni alla perfezione. È fondamentale la ricerca degli sponsor, un lavoro complesso in cui mi impegno personalmente tutto l’anno; contano molto i rapporti che ho costruito in tanti anni vissuti nel mondo del tennis. Ora il nostro torneo assegna 100 punti nella classifica Atp e ha un montepremi di quasi 50.000 dollari.

Hai avuto qualche sostegno dalle istituzioni?

No, i rapporti sono abbastanza scarsi; non andiamo al di là di qualche patrocinio. Forse non si rendono conto dell’importanza di un evento sportivo che richiama ogni anno tennisti di tutti i Continenti e un grande pubblico.

Lasciamo i professionisti e passiamo ai “tennisti in erba”. Avete pensato ai bambini e ai ragazzi che vogliono imparare a giocare a tennis?

Certo, abbiamo una scuola di addestramento con un’ottima struttura che sta ottenendo risultati molto soddisfacenti. E anche io mi diverto ancora a passare molte ore sul campo con i giovani.

L’exploit di Flavia Pennetta agli US Open, che a 33 anni ha battuto in una storica finale Roberta Vinci, ha suscitato tanto entusiasmo. Pensi che questo avvenimento potrà spingere tanti giovani ad avvicinarsi al tennis come avvenne tanti anni fa dopo i trionfi di Adriano Panatta e degli altri azzurri?

Lo spero, anche se purtroppo credo che sia molto difficile. È importante il loro successo, ma a quei tempi - parliamo della seconda metà degli Anni Settanta - ci fu un vero e proprio “boom” del tennis. Ricordo che i ragazzi giocavano anche per strada… A mio parere sono situazioni che non possono essere paragonate. 

Qual è stata la tua più grande delusione in questi quarant’anni?

Una mia allieva aveva la stoffa per diventare una campionessa. Si chiamava Alessia Risuleo. Mi ricordo che da giovanissima vinse molti tornei importanti. Si confrontava spesso con un’altra ottima giocatrice come Francesca Schiavone (che “da grande” avrebbe trionfato a Parigi) e la maggior parte delle volte aveva la meglio. Purtroppo ebbe un grave infortunio al tendine della spalla che la condizionò e le compromise la carriera. Per me è un grande rimpianto.

E il sogno nel cassetto?

Quello di far diventare il nostro torneo ancora più grande. Ci stiamo lavorando molto, speriamo di riuscirci.

Il filo di tutta la tua vita è la grande passione per il tennis. Qual è stata la tua soddisfazione più grande?

La gratificazione che provo sempre vedendo che ci sono tanti amici vecchi

e nuovi che apprezzano il mio lavoro. Ne cito uno per tutti: il mio compagno di Formia Corrado Barazzutti, che sta ottenendo grandi successi con le nostre squadre nazionali. Viene spesso a trovarmi e ne sono molto felice.

 

 

 

Intervista di Emilio Trevisan

(Ha collaborato Luca Lagrasta)

 

 

La carriera di “Pancho”

Ezio Di Matteo, da tutti conosciuto come “Pancho”, è nato a Roma il 2 novembre 1948. Vince il suo primo titolo nel 1964, quando diventa Campione italiano “Under 16” di doppio misto in coppia con Elisabetta Scagnolari. Nel 1965 vince il Campionato italiano “Under 18” in doppio con Mario Caimo. Nei Campionati italiani è sconfitto da Nicola Pietrangeli in semifinale nel 1968 e in finale nel 1969, anno in cui diventa ufficialmente professionista. Nel 1973 arriva di nuovo in finale ed è sconfitto da Adriano Panatta. In doppio è stato finalista nel 1968 e nel 1969 in coppia con Massimo Di Domenico (con cui vincerà nel 1977 i Campionati assoluti “indoor”) e tre volte semifinalista. Nel 1971 vince il torneo di Terracina battendo in finale Giordano Maioli e nel 1972 quello di Senigallia sconfiggendo il brasiliano Thomaz Koch. Nel 1975 vince a Napoli il “Trofeo Rothmans Gran Prix” in uno dei primi “Tornei Satellite” italiani battendo in finale in 5 set il napoletano Pietro Marzano.

Nei tornei del “Grande Slam” è arrivato al terzo turno a Parigi nel 1969 e al secondo turno a Wimbledon nel 1971. Agli Internazionali d’Italia è arrivato tre volte agli ottavi di finale: nel 1967, nel 1971 (sconfitto dal grande australiano Rod Laver) e nel 1972. È stato il N° 3 nella classifica dei giocatori italiani nel 1970 e nel 1972. In Coppa Davis ha giocato due match, uno in doppio nel 1968 in coppia con Eugenio Castigliano e uno in singolare nel 1972, vincendoli entrambi.  Nel suo “palmares” ci sono vittorie con grandi giocatori (ricordiamo tra gli altri Martin Mulligan, Ion Tiriac, Marty Riessen, Manolo Orantes, Brian Gottfried), oltre che con i quattro “Moschettieri” italiani che conquistarono la Coppa Davis nel 1976 (Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Tonino Zugarelli e Paolo Bertolucci).

 

1975: La premiazione di "Pancho"

Di Matteo a Napoli dopo la vittoria nel "Trofeo Rothmans Gran Prix". 

Associazione Culturale “l’albero”: una nuova convenzione con l'enoteca "Sensi... diVini"

 

L’Associazione  Culturale “l’albero” ha stipulato una nuova importante convenzione con l’enoteca “Sensi… diVini” di piazzale Dunant, 32.

Presentando la tessera dell’Associazione gli iscritti potranno acquistare prodotti usufruendo di uno sconto del 5%.

Trastevere: aperta nel Rione una “ciclorimessa” pubblica
Respinto dal Tar del Lazio il ricorso contro la gara
per la raccolta differenziata dei rifiuti
 

Sabato 14 marzo nel Rione Trastevere è stata aperta la prima “ciclorimessa” pubblica di Roma. All’inaugurazione sono intervenuti la Presidente del I Municipio Sabrina Alfonsi e il Presidente della Commissione Ambiente del Comune Athos De Luca.

I sotterranei dell’Istituto scolastico “Regina Margherita” (via della Madonna dell’Orto, 2) sono stati messi a disposizione dell’Associazione “Romainbici”, che ha provveduto a sistemare i locali e ad attrezzarli per poter accogliere le biciclette.

Il parcheggio è gratuito per gli alunni della scuola durante il giorno. È previsto il pagamento di una modica quota annuale per coloro che desiderino lasciare le biciclette nelle ore notturne. Per ora ne vengono ospitate 30, ma è previsto in tempi brevi un ampliamento degli spazi destinati alle “due ruote”.

”Siamo favorevoli - ha detto la Presidente Alfonsi - alle iniziative che favoriscano l’uso delle biciclette (e dei mezzi pubblici), specialmente in una zona che purtroppo è intasata dalle automobili ogni giorno”.

 

Giuseppe Lagrasta

Salve le Torri dell’Eur:
verranno recuperate 
e ospiteranno la sede di Telecom
 
 

Le Torri dell’Eur, gli edifici progettati negli anni Cinquanta da Cesare Ligini di cui era stato deciso l’abbattimento, ospiteranno la sede di Telecom Italia. Il Consiglio di Amministrazione di “Alfiere”, la società proprietaria degli immobili, ha scelto il progetto di recupero proclamando vincitore della gara che aveva indetto - riservata a studi di architettura italiani in cui il responsabile del progetto avesse meno di quarant’anni - il Gruppo “Uno-A”. Il progetto è stato scelto per l’elevato livello di innovazione tecnologica e per la grande attenzione agli aspetti relativi alla sostenibilità; vale 100 milioni di euro e dovrebbe essere completato entro il 2016.

Dopo l’ufficializzazione della decisione - avvenuta nello scorso settembre - l’ex Assessore comunale all’Urbanistica Giovanni Caudo aveva sottolineato “l’importanza di sanare la ferita” rappresentata dall’inquietante presenza degli “scheletri” delle Torri (i lavori di demolizione erano stati interrotti da anni) e messo in evidenza il fatto che a restituire centralità al polo direzionale dell’Eur fosse “la più importante società di telecomunicazioni italiana”. I 5.500 dipendenti della Telecom, che attualmente lavorano nella sede di corso d’Italia, dovrebbero trasferirsi entro il 2017 nei tre edifici, alti 17 piani.

 

Luca Lagrasta

“Lavori in corso” a piazza San Cosimato
 
 

Martedì 3 novembre sono iniziati i lavori di “restyling” di piazza San Cosimato, che probabilmente tra quelle del Rione Trastevere è la più “vissuta” dai residenti. Non è passato molto tempo da quando sono stati effettuati gli ultimi interventi nell’area, ma la pavimentazione si è rivelata non idonea e andava rifatta; inoltre dovevano essere realizzate urgentemente altre opere. Il I Municipio ha stanziato 300.000 euro per la riqualificazione della piazza.

Sono previsti la sostituzione della pavimentazione, il posizionamento di venti nuove panchine (che serviranno anche per impedire la “sosta selvaggia”) e l’eliminazione delle barriere architettoniche. Ai commercianti del mercato verranno forniti nuovi ombrelloni da utilizzare al posto delle attuali strutture dei banchi mobili, consentendo così nel pomeriggio ai cittadini - in particolare ai bambini - di usufruire di spazi più ampi. Per facilitare la movimentazione delle merci si costruirà una rampa dietro al mercato al posto degli attuali gradoni, dove si trovano le strutture fisse. Infine all’esterno della chiesa di San Cosimato verrà rimessa l’antica cancellata tolta nel 2006.

La Presidente del Municipio, Sabrina Alfonsi, ha dichiarato che   se non ci saranno intoppi “la nuova piazza verrà inaugurata entro la fine di febbraio”.

 

Giuseppe Lagrasta

Municipi: Presidenti, Giunte e Consigli resteranno in carica
fino alle prossime elezioni
 
 

I Presidenti dei Municipi di Roma, le Giunte e i Consigli municipali  resteranno in carica e continueranno ad esercitare le loro funzioni fino alle elezioni comunali che si terranno nella primavera del 2016. Lo ha deciso venerdì 30 ottobre il Prefetto Franco Gabrielli facendo riferimento a “motivi di grave ed urgente necessità”.

“Ci metteremo a disposizione - ha dichiarato Cristina Maltese, Presidente del XII Municipio - per affrontare le tante urgenze della città anche in vista del Giubileo, sappiamo che i tempi sono molto stretti ma la nostra presenza assicurerà la continuità amministrativa”.

 

Giuseppe Lagrasta

Il Prefetto Francesco Paolo Tronca nominato Commissario straordinario
di Roma Capitale
 
 

Le dimissioni di 26 Consiglieri comunali hanno provocato la decadenza di Ignazio Marino, eletto Sindaco nel 2013, della Giunta e del Consiglio. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha nominato (su proposta del Prefetto di Roma Franco Gabrielli) con un Decreto del 3 novembre Francesco Paolo Tronca “Commissario straordinario per la provvisoria gestione di Roma Capitale fino all’insediamento degli organi ordinari”.

Palermitano, 63 anni, Tronca era il Prefetto di Milano. Nelle sue prime dichiarazioni ha detto di essere “in perfetta sintonia” con Gabrielli e di avere manifestato al Presidente del Consiglio Matteo Renzi “tutto il mio orgoglio per aver avuto fiducia in me”.

Tronca avrà al suo fianco sei “Sub Commissari”: Iolanda Rolli, Giuseppe Castaldo, Clara Vaccaro, Livio Panini d’Alba, Ugo Taucer e Pasqualino Castaldi.

 

Luca Lagrasta

L’attrice pugliese in scena all’Eliseo 
con “Grand Guignol all’italiana”
Lunetta Savino : "Le donne
dovrebbero avere più spazio"  
 

 

Fino al 29 novembre la versatile attrice pugliese Lunetta Savino porterà in scena al Teatro Eliseo “Grand Guignol all'italiana” (testo di Vittorio Franceschi, regia di Alessandro D'Alatri).

 

Sarà Esterina, colf depressa.

Appartiene al mondo delle sognatrici e delle candide, è un profilo che mi piace molto. Come un clown che incassa, gioca di rimessa, poi reagisce.

Emerge uno spaccato d'Italia.

Di un paese non limpido, che disprezza gli omosessuali e non ama le donne, pieno di ignoranti. Di questi brutti ceffi si riesce a ridere.

Il testo risale a quindici anni fa.

Segno che nulla è cambiato, semmai peggiorato. Io però sono ottimista.

Anche grazie al teatro.

Lo spettacolo rivela e rispecchia tipi umani che ci circondano, fa ridere e riflettere.

Un'inversione di marcia?

Si dovrebbe dare maggiore voce alle donne, capaci di vedere e organizzare la vita in modo differente.

Il debutto a L'Aquila?

È andato benissimo, tante risa ed applausi. Come nel “Grand Guignol” c'è un po’ di macabro, con una scenografia “stile famiglia Addams”.

Le emozioni del palco?

Ho iniziato con il teatro e non l'ho mai mollato. Ci sto comoda, è l'unico posto in cui mi sento a casa.

Poi ci tornerà con “Tre sorelle” di Cechov, con la regia di Pierfrancesco Favino.

Un incontro bellissimo, lui è geniale. Ha talento, intelligenza, passione e idee chiare; da brava attrice mi metterò nelle sue mani.

 

Tiziana Boldrini

 

 

Lunetta Savino va in scena con “Grand Guignol all'italiana” fino a domenica 29 novembre al Teatro Eliseo (via Nazionale, 183).

Prezzo dei biglietti: da 13 a 34 euro. Per informazioni visitare il sito www.teatroeliseo.com o telefonare allo 0683510216.

 

 
XII Municipio: la Presidente Maltese fa il bilancio dopo ventinove mesi di governo
 

 

Cristina Maltese ha presentato il bilancio di ventinove mesi di governo del XII Municipio  giovedì 19 novembre nei locali dell'Associazione "Planetarietà" (via Paola Falconieri, 84).

La Presidente del XII Municipio - che si ricandiderà alle prossime elezioni amministrative - ha parlato per più di novanta minuti ed è stata seguita con attenzione dai moltissimi cittadini intervenuti.

Ecco il testo della lettera aperta che ha scritto per invitare tutti a partecipare:

Care cittadine e cari cittadini,
come sapete il nostro mandato si è interrotto prematuramente con lo scioglimento dell’Assemblea Capitolina. I Municipi rimarranno in carica fino al rinnovo del Consiglio di Roma Capitale.
Sono stati anni difficili per la nostra città, segnati anche dalle vicende giudiziarie e da una profonda crisi economica.
Sono stati anche anni di grandi sfide che abbiamo affrontato con passione, impegno e trasparenza, tessendo una rete di partecipazione e condivisione con i cittadini, i comitati e le associazioni attive nel territorio.
Una grande squadra che con la Giunta e il Consiglio del Municipio ha lavorato per raggiungere gli obbiettivi che ci siamo posti all’inizio della consigliatura.
Ritengo dunque sia importante non rinunciare ad un appuntamento istituzionale già programmato per fare un bilancio di quanto è stato fatto per migliorare la vita dei nostri quartieri.
Per questo vi invito all’incontro pubblico # VENTINOVEMESIINSIEME

 

Leo Mastropasqua

 
CULTURA E DIVERTIMENTO CON "L'ALBERO"
 

 

Iniziative culturali, mostre, gastronomia e divertimento: l'evento organizzato ogni anno a dicembre dall'Associazione Culturale e dalla rivista "l'albero" è diventato un appuntamento da non perdere per tanti cittadini romani.

Anche quest'anno per "IL NATALE DELL'ALBERO 2015" sono in programma conferenze, mostre, video e presentazioni di libri nei locali di Monteverde (via Tarquinio Vipera, 5) sabato 12 dicembre a partire dalle ore 16,00. 

La serata si concluderà come sempre in allegria con un rinfresco, con un brindisi e con "l'albero della fortuna", l'estrazione-spettacolo dei biglietti vincenti della sottoscrizione volontaria a premi. 

 

Tennis Club Garden Roma

 

Il circolo ha 10 campi da tennis in terra più 4 campi in erba

 

PADDLE/CALCETTO/PALESTRA/

PISCINA ESTIVA

 

Scuola Addestramento Tennis (SAT) - Diretta da DaniloGargano

 Scuola "Agonistica"  

diretta da Ezio Di Matteo

 

IL PADDLE E' A DISPOSIZIONE ANCHE AI NON SOCI A PREZZI COMPETITIVI

 

INFO : 06/7222339

info@tennisclubgarden.it

http://www.tennisclubgarden.it/

 

Via delle Capannelle, 217

 

 

 

L'attore salernitano è in scena con “Il Grande Dittatore” insieme a Tosca al Teatro Eliseo fino al 6 marzo
Massimo Venturiello: “Coinvolgo il pubblico con divertimento, canzoni, poesia e ironia” 
 

 

In questi giorni Massimo Venturiello mette in scena al Teatro Eliseo Il Grande Dittatore, tratto dal capolavoro cinematografico di Charlie Chaplin. La protagonista femminile è Tosca (all'anagrafe Tiziana Tosca Donati), cantante e attrice romana. Abbiamo intervistato l'attore salernitano nato nel 1957, che in gioventù ha studiato all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica “Silvio D'Amico”.

 

Come le è venuta l'idea?

Nasce dall'amore per il film e il doppio ruolo interpretato da Chaplin. Un'opera dall'attualità perenne.

Ci sono stati problemi con il copyright?

All'inizio gli eredi hanno detto no, poi qualcuno di loro ha visto la mia trasposizione teatrale de La Strada di Fellini e hanno ceduto. È andata bene.

Quali sono i punti di contatto con la realtà di oggi?

La crisi economica e ideologica, che spesso sfioriamo, e il pensare di risolvere i problemi del Paese affidandoci ad una sola persona.

Com'è la sua rivisitazione?

Risente della mia esperienza, di ciò che mi porto dietro e del mio modo di essere. Mi piace pensare che a Chaplin questa “commedia musicale” sarebbe piaciuta.

Qual è stata la reazione del pubblico?

Inizialmente viene un po' spiazzato, poi si sente pienamente coinvolto. Ci sono divertimento e canzoni, vengono ampliati gli aspetti poetici e ironici. Il “messaggio” arriva agli spettatori con concetti semplici, espressi con convinzione. Anche il barbiere smemorato, nel film, suggerisce un ritorno alla nostra essenza per dire cose sensate.

Al giorno d'oggi chi ostacola la libertà, l'amore e l'uguaglianza?

L'uomo di potere, che attualmente è un uomo di spettacolo, con grande audience. Il pericolo è attribuire peso a chi ce la vende bene.

C'è un ruolo per il teatro?

Certamente: in un'epoca caratterizzata da “virtuale” e comunicazione veloce acquista sempre più importanza. In teatro si crea un rapporto umano insostituibile che ne fa un luogo sacro. Tosca è la sua compagna anche nella vita. Com'è il rapporto con lei sul palcoscenico?

Lavorare insieme è un valore aggiunto, non c'è competizione. Lei ha un tipo di interpretazione molto spontaneo, il nostro è uno scambio prezioso.

 

Tiziana Boldrini

 

Massimo Venturiello e Tosca sono in scena con “Il Grande Dittatore” - regia di Giuseppe Marini e Massimo Venturiello - fino a domenica 6 marzo al Teatro Eliseo (via Nazionale, 183). Prezzo dei biglietti: da 12 a 34 euro. Per informazioni visitare il sito www.teatroeliseo.com o telefonare allo 0683510216.

 

 

Clima: raggiunto faticosamente un accordo alla Conferenza mondiale di Parigi
Entrerà in vigore a partire dal 2020. L’obiettivo è mantenere
l’aumento della temperatura media globale entro i 2°C
 
 

I rappresentanti di 195 Paesi hanno partecipato alla Conferenza mondiale sul Clima che si è svolta a Parigi dal 30 novembre al 12 dicembre. Alla fine è stato raggiunto faticosamente un accordo, che entrerà in vigore a partire dal 2020: si è stabilito che il riscaldamento climatico dovrà essere contenuto al di sotto dei 2°C (si tenterà di non superare la soglia di 1,5°C). Ogni quinquennio sarà effettuato un controllo sulla applicazione degli impegni presi.

Le più importanti organizzazioni del settore ambientale hanno espresso la loro soddisfazione per l’accordo, che pone le basi per un passaggio storico dalle energie fossili (carbone, gas, petrolio) a quelle pulite (eolica, idroelettrica, solare). I Paesi in via di sviluppo chiedono agli altri un finanziamento annuale di 100 miliardi di dollari. È stato calcolato che se si riuscirà a contenere le emissioni di anidride carbonica sotto i 40 miliardi di tonnellate non supererà i 2°C l’aumento della temperatura generato dall’effetto serra. Il raggiungimento di tale obiettivo limiterebbe lo scioglimento dei ghiacci e l’aumento del livello dei mari.

Riepiloghiamo la sintesi dell’accordo: 1) Mantenimento dell’aumento della temperatura media globale entro i 2°C; il limite a 1,5°C ridurrebbe notevolmente i rischi derivati dal mutamento del clima. 2) Invito ai Paesi sviluppati ad aumentare il supporto finanziario fino a 100 miliardi di dollari l’anno da qui al 2020, fornendo tecnologie e competenze a quelli in via di sviluppo. 3) Ogni cinque anni i Paesi dovranno rivedere il loro contributo: l’impegno è quello di raggiungere al più presto gli obiettivi prefissati.

 

Leo Mastropasqua

Teresa Mannino: “Sul palcoscenico riesco sempre ad essere me stessa”
L'attrice comica palermitana sta girando l'Italia 
con il suo spettacolo “Sono nata il ventitrè”
 

 

Teresa Mannino è in giro per l'Italia fino a domenica 20 marzo con Sono nata il ventitré, uno spettacolo... strafortunato di cui cura anche la regia. La quarantacinquenne palermitana, attrice e conduttrice televisiva, ha raggiunto il successo sia in teatro con lo spettacolo comico Terrybilmente divagante che in televisione presentando Zelig Circus e altre trasmissioni. L'abbiamo intervistata.

 

Lo spettacolo che porta di nuovo in scena conta più di centoquaranta repliche. Qual è la formula del successo, che si è ripetuto anche al Teatro “Ambra Jovinelli” di Roma?

Sono molto fiera di questo risultato. A differenza di ciò che avviene in televisione, a teatro il pubblico ti sceglie. La formula? Si ride molto e ogni sera si crea un'atmosfera diversa: la platea interagisce, ricambia con affetto la mia autenticità. Sul palcoscenico riesco sempre ad essere me stessa.

In scena parla molto di lei...

Il cabarettista è anche autore, la maggior parte delle volte la comicità è legata al vissuto e ai ricordi. Parla anche di calciatori, quelli di ieri e di oggi. Una volta avevano fisico atletico e riservatezza. Oggi sono sex symbol, al centro del gossip quotidiano.

E pure di genitori iperprotettivi.

Se ti disinteressi della società, non ne sei protagonista e tutto fa paura. Per essere sereni ci vorrebbe più partecipazione. Ma il mio non è un giudizio, è solo un fotografare due epoche diverse. Non ci sono vincitori e vinti, anche i genitori di una volta ci mettevano il caffè nel latte o ci tiravano uno zoccolo in testa.

A proposito di figli, cosa può dirci della sua Giuditta?

Ha rispetto per gli altri e capacità di giudizio, è attenta a ciò che ha intorno e non si fa condizionare dall'esterno. A sei anni, sono buone premesse per stare bene con gli altri e vivere in modo equilibrato.

Avendolo conosciuto per ragioni professionali, cosa ha scoperto dell'uomo Andrea Camilleri?

È quasi un supereroe: ha una memoria sconvolgente, un sapere sconfinato e una saggezza che non è data dall'età ma da una grande esperienza e da un'intelligenza unica. Stargli vicino è stato una gioia, alla fine del lavoro fatto insieme a lui ho pianto dal dolore.

Ha trovato qualche affinità?

Se posso permettermi, direi la capacità di ascolto e la sincerità. Con me ha avuto voglia di aprirsi perché mi ha percepita “vera”, poi è toccato a me. È stato incredibile, lui era lì a sentire ogni mia parola.

Che “voto” si è data stando nel cast del Commissario Montalbano e del film La notte è piccola per noi?

Mi sono sentita “scarsa”, ma è un fatto positivo. Ora ho gli stimoli per migliorare e percorrere tutta la strada che ho ancora da fare.

Di recente si è anche cimentata con il doppiaggio. Com'è andata?

Quando me l'hanno proposto ho fatto i salti di gioia. È stata un'esperienza molto divertente: ho prestato la voce ad una topina siciliana in Zootropolis, un film coraggioso con tanta azione ma anche temi politici fortissimi.

Quali sono per lei le caratteristiche imprescindibili quando deve scegliere un progetto?

Oggi sono più selettiva, anche per il “fattore età”. Prima ero mossa molto dalla curiosità, ora in un progetto - soprattutto televisivo - mi ci devo riconoscere. In questo momento ritengo fondamentale il ruolo autorale.

La sua laurea in filosofia le è utile nel lavoro?

Lo studio della filosofia dona una straordinaria capacità analitica, che è di grande aiuto per chi come me è molto interessata all'Uomo. Offre gli strumenti per affrontare il quotidiano, ma anche le grandi paure legate all'esistenza e alla morte.

Torniamo al suo spettacolo: in scena affronta il tema del tradimento...

Premesso che ogni rapporto è diverso, penso che una delle più grandi criticità sia l'arrivo di un figlio. In questi casi l'asse emotivo si sposta e la stabilità della relazione è messa a dura prova. Il rispetto dell'altro non deve mai mancare.

Ormai vive a Milano da parecchio tempo, cosa ha conservato del “suo” Sud?

Tempi lenti, simpatia, solarità. E un modo speciale di sorridere agli altri.

 

Tiziana Boldrini

 

Teresa Mannino continua la sua tournée con lo spettacolo Sono nata il ventitré. Per informazioni su date e biglietti visitare il sito www.teresamannino.com.

 

 

Campidoglio: Roberto Giachetti
vince le primarie, sarà il candidato
del Centrosinistra al Campidoglio
I suoi avversari principali sono Virginia Raggi, Alfio Marchini, Giorgia Meloni, Stefano Fassina
 
 

Roberto Giachetti ha vinto le primarie del Centrosinistra a Roma, organizzate domenica 6 marzo in vista delle prossime elezioni comunali.

I votanti sono stati 44.501, i voti validi 43.607. Roberto Giachetti (Partito Democratico) ha ottenuto 27.968 voti (64,1%); Roberto Morassut (Partito Democratico) 12.281 (28,2%); Domenico Rossi (Centro Democratico 1.320 (3,0%); Chiara Ferraro (autonoma) 915 (2,1%); Stefano Pedica (Partito Democratico) 594 (1,4%); Gianfranco Mascia (Verdi) 529 (1,2%). Schede bianche 567; schede nulle 326; scheda contestata 1.

Alcuni organi di stampa hanno messo in discussione l’esattezza dei dati comunicati in un primo tempo (erano evidentemente superiori alla realtà quelli relativi alle schede bianche e nulle) ed è stato necessario riesaminare i verbali dei seggi per giungere a quelli definitivi. Questo fatto ha suscitato molte polemiche e il Senatore Walter Tocci ha auspicato che “gli organi di garanzia prendano provvedimenti” nei confronti dei responsabili.

Dopo la comunicazione dei risultati ufficiali Giachetti ha dichiarato: “Correrò per vincere. Il Partito Democratico deve presentare una lista di persone pulite, ‘belle’, al di sopra di ogni sospetto. Se sarò io il Sindaco porterò in Giunta con me solo persone competenti e appassionate”. Morassut ha affermato che le primarie “dimostrano che il Centrosinistra è l’unica forza che continua a far leva sulla partecipazione, che però in questa occasione ha raggiunto un livello non adeguato. Chiedo a chi mi ha appoggiato di votare per Giachetti, è giusto sostenere chi vince”.

Sono molti gli avversari di Giachetti. Il Movimento 5 Stelle ha scelto con una consultazione online di candidare Virginia Raggi. Nell'ambito del Centrodestra il candidato "ex civico"  Alfio Marchini si presenta con il sostegno di Forza Italia, del Nuovo Centrodestra e  di Francesco Storace (La Destra); la Lega di Matteo Salvini sostiene invece la candidata di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. Nelle schede elettorali  ci sarà anche Stefano Fassina (Sinistra Italiana): in un primo tempo le sue liste erano  state escluse dalla Commissione Elettorale per alcune irregolarità nella presentazione, ma poi tutto si è risolto. Dopo molti tentennamenti l'ex Sindaco Ignazio Marino ha deciso di non candidarsi.

 

Marco Favale

Leggi un estratto dell'ultimo numero della nostra rivista uscita nelle edicole
 
Clicca per ingrandire.

 

 

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Le iniziative del XII Municipio per celebrare
La Festa del 25 Aprile
 
 

 

 

Cristina Maltese:"Villa Pamphilj non può essere trasformata in zona agricola"
La Presidente del XII Municipio ha preso posizione anche sulle competenze relative alla manutenzione delle aree verdi.
 
 

La Presidente del XII Municipio ha dichiarato "Ieri la candidata a Sindaco di Roma Giorgia Meloni ha annunciato il progetto che avrebbe in serbo per Villa Pamphilj, con aree da dare in gestione ai cittadini da trasformare in orto cittadino.
Chi dalle fila di Fratelli d'Italia mi attacca parlando di un mio progetto di privatizzazione di Villa Pamphilj non conosce l'uso delle parole e agita questo tema in modo strumentale. Un'idea del genere non mi ha mai neanche sfiorata, ovviamente.
Vorrei farle presente che non si tratta di agro romano, ma di una Villa Storica, il cui stesso paesaggio è un patrimonio da tutelare.
E' necessario recuperare gli immobili che oggi versano in un forte stato di degrado e va bene che questo patrimonio sia aperto il più possibile alla cittadinanza, con la possibilità di organizzare nuove attività.
Intorno alle serre possono nascere delle esperienze partecipate, ma certo la villa non può essere trasformata in zona agricola.
Nelle serre del Sette e Ottocento si può pensare di avviare nuovi progetti di coltivazione, ma di certo nel resto della Villa no.
Gli Spazi Verdi da destinare agli Orti Urbani sono altri.
Sulla Villa hanno competenza il dipartimento Cultura, quello dell'Ambiente, la Soprintendenza.
Forse alla Meloni tutto questo sfugge.
Da tempo chiediamo un coordinamento di gestione per intervenire su un patrimonio importante ma allo stesso tempo molto delicato della nostra Città".

Inoltre ha preso posizione anche sulle competenze relative alla manutenzione delle aree verdi:"La situazione di degrado in cui sono finiti il cosiddetto 'boschetto' di Massimina e l’area verde adiacente - ha affermato - dimostrano ancora una volta come il decentramento delle competenze non sia più rinviabile, a partire da queste materie. Quest'area verde, in particolare, è in capo al Dipartimento per la Promozione, Sviluppo e Riqualificazione delle Periferie, e ciò nonostante da dieci giorni l’Ama, su sollecitazione del Municipio, è impegnata nella pulizia e nella rimozione dei rifiuti ingombranti. Gli operatori hanno rimosso numerosi materassi, un divano, una poltrona, mucchi di calcinacci e dieci gomme di auto, che sono stati smaltiti nei siti idonei.
Ma si tratta di una risposta emergenziale. È ormai improrogabile la necessità di trasferire ai Municipi, con mezzi e risorse, la manutenzione ordinaria delle aree verdi, per garantire una programmazione di interventi che non sia il frutto dell’emergenza ma risponda a una necessità di manutenzione costante e continua. È una battaglia che facciamo da molto tempo e che mi auguro potremo vincere insieme al nuovo governo della città. Ai candidati che denunciano le inefficienze dell’amministrazione per accendere la polemica politica suggerisco caldamente, anche in vista di un loro eventuale ruolo istituzionale, di documentarsi sulle competenze e sulle responsabilità del Municipio. Solo in questo modo si garantisce un corretto confronto politico e una giusta informazione per i cittadini."

Luca Lagrasta

"Junior Street Art", un progetto di educazione all'arte e alla salvaguadia dei beni comuni
 

 

 

Niccolò Fabi: “Ho un rapporto speciale
con il pubblico della mia città.
Per me Roma resta molto viva e propositiva”
L’artista parla delle canzoni del suo nuovo album
e dà appuntamento ai suoi fan il 22 luglio a Villa Ada
 
 

Niccolò Fabi è in tour in tutta Italia con lo spettacolo in cui presenta le canzoni del suo nuovo album, intitolato “Una somma di piccole cose”. Lo abbiamo intervistato.

 

Quanto è contento per i tanti sold out?

Tantissimo. Al di là del numero dei fan, sento che c'è una grande risposta emotiva. Avverto l'apprezzamento per le singole canzoni, ma anche l’esistenza di un legame forte - potrei dire intimo - con il pubblico.

A Roma, dopo l'Auditorium, replicherà a Villa Ada il 22 luglio.

I romani avranno ancora la possibilità di vedermi da vicino. Con loro esiste da anni un rapporto profondo, molto speciale, che si rafforza sempre più. E non credo che conti solo il fatto di essere un loro concittadino.  

La band che l'accompagna è una sua scoperta.

Ho bisogno dello spirito d’avventura - che è tipico dei neofiti - e che con i miei musicisti ci sia una forte empatia: con Alberto Bianco e gli altri ragazzi è nata subito.

Ha selezionato anche gli “artisti-spalla”.

Ho fatto una scelta stilistica rispetto al disco e al live, che rimandano al folk americano. Wrongonyou è molto ispirato; lo scozzese Fraser Anderson, con me a Roma, mi ha impressionato parecchio.

Cosa può dire sui brani in scaletta?

Sono un viaggio nel mio percorso. Sono alla ricerca dell'equilibrio tra vuoti e pieni, tra il rassicurare e il sorprendere.

È un docente della “Officina delle Arti”, alla Farnesina.

Sì, è un'esperienza molto stimolante. Mi “nutro” degli sguardi e delle domande dei ragazzi. Per me è anche un modo per rimanere attaccato alla realtà.

Cosa pensa della scena romana di oggi, anche pensando ai tempi de “Il Locale”?

Purtroppo la sopravvivenza dei club si scontra sempre con l’esigenza di una programmazione di qualità. Roma, comunque, per me resta una città molto viva e propositiva.

L'album è nato in campagna, il contatto con la natura le ha dato forza?

Sì, insieme ad un grande conforto. La “solitudine bucolica” mi ha aiutato a dare il giusto peso alle gioie e ai dolori. E mi ha fatto andare ad un altro ritmo, a tempo.

Quali sono le piccole cose che fanno grande il suo quotidiano?

Ce ne sono tante. Quello che conta è saperle riconoscere, dare loro la giusta importanza.

 

Tiziana Boldrini

 

 

L’artista si esibirà a Villa Ada nell’ambito della manifestazione “Roma incontra il mondo”

Il quarantottenne cantautore romano è in tour con lo spettacolo “Una somma di piccole cose”. Venerdì 22 luglio alle ore 21,30 si esibirà a Villa Ada (via di Ponte Salario, 28) nell’ambito della manifestazione “Roma incontra il Mondo”. Il prezzo del biglietto è 17,25 euro. Per informazioni visitare i siti www.ticketone.it, www.villaada.org e www.niccolofabi.it.

L’occhio di Federico Zeri sulla Roma Rinascimentale: Raffaello,
Michelangelo, la Cappella Sistina
e i segreti della Scala Santa

L’Associazione Culturale “l’albero” invita a partecipare all’evento organizzato

GIOVEDÌ 28 LUGLIO (ore 17,30) 

nei locali di VIALE TRASTEVERE 91 (ampio parcheggio interno).

Un incontro con Fernando Ferrigno

in cui lo scrittore ci conduce per mano con le parole e con le immagini nei luoghi di quella Roma. 

Ferrigno, autore di un libro in cui ha descritto e ricostruito la figura del grande critico della Storia dell’Arte, illustra l’immensa capacità di Zeri di osservare i segni 

lasciati dai grandi artisti del Cinquecento.

 

 

Federico Zeri                                                                Fernando Ferrigno

Nella Capitale vivono e lavorano uomini e donne di valore
che ogni giorno danno il meglio di loro stessi.
Ascoltiamo le loro voci, raccontiamo le loro storie
Civis Romanus sum
 

Civis Romanus sum. Sono cittadino romano. La celebre frase latina pronunciata da Marco Tullio Cicerone nel 70 avanti Cristo faceva riferimento ai diritti e ai doveri che erano connessi a tale condizione.

In un periodo in cui si parla di Roma per lo più per il degrado e per avvenimenti negativi, abbiamo pensato di ascoltare tanti cittadini romani che quotidianamente operano nei loro settori di attività dando il meglio di loro stessi.

Sentiamo quello che hanno da dire, ascoltiamo le loro storie perché è grazie a loro (professionisti, artisti, imprenditori, intellettuali, artigiani, operai, scienziati, sportivi, anche politici), al loro impegno, alla loro passione, alle loro idee, ai loro sacrifici se Roma - che, come ha ricordato recentemente qualcuno, vive… malgrado tutto da quasi tre millenni - può sperare di avere un futuro migliore. 

 

 
La passione per i viaggi e il cibo, la voglia di capire e di conoscere la città in cui vive, la scelta di non accontentarsi: intervista ad Alessandra Moneti, una giornalista che ama Roma e l’avventura
 

Incontriamo la protagonista di questa intervista in una bella giornata di sole a Monteverde, un quartiere che ama e dove ha compiuto i primi passi nel mondo del giornalismo.

Vuoi presentarti da sola ai nostri lettori?

Sono Alessandra Moneti, una giornalista nata alla rivista “l’albero”, la testata locale che mi ha permesso di fare le prime esperienze di cronaca e in seguito di diventare “pubblicista”. Vivere e raccontare con passione tutto quello che accadeva nei nostri quartieri (io mi occupavo in particolare di Monteverde) è stata un’esperienza che poi mi è stata utilissima per imparare a “fare la cronaca”; l’ho ripetuta a distanza di anni qualche tempo fa, quando per la rivista “Dove” - una testata di viaggi del gruppo Rcs - ho descritto gli itinerari utili per i pellegrini che sono giunti a Roma in occasione del Giubileo, alcuni dei quali riguardano proprio Monteverde. Le cose che ho imparato negli anni in cui ho fatto parte della redazione della rivista mi sono serviti moltissimo: ho fatto queste “passeggiate” nel quartiere con lo stesso occhio vigile di allora, adottando un metodo che è utile sia in un piccolo spostamento come quello che si fa nel proprio quartiere che in un grande viaggio - anche intercontinentale - come spesso mi è capitato di fare come accompagnatrice di “Avventure nel mondo”.

È un’avventura che continua?

Diciamo che faccio altri tipi di viaggi, non sono più accompagnatrice. La dinamica di tour-leader è complessa e adesso ho meno tempo per preparare i viaggi. Diciamo che ora sono più accompagnata che accompagnatrice… Ma la passione per girare il mondo c’è ancora tutta. Recentemente sono stata in Messico e in California; ho avuto la possibilità di vedere nascere le balene ed è stato bellissimo, ho potuto accarezzare anche i piccoli. Sì, è stata proprio un’esperienza “bella bella”, uno splendido viaggio tra balene e… cactus.  E poi sono stata anche - in qualità di… degustatrice di alcolici - al Campionato Mondiale degli “spirits” in Cina ed è stato magnifico perché c’era un po’ tutto il mondo: gli scozzesi in kilt con il loro whisky; i rappresentanti dei Paesi caraibici con il loro rhum e quelli delle “terre del gin” (che è nato in Olanda e nel Regno Unito ma adesso si produce anche in Italia, in India, un po’ in tutto il mondo); infine c’erano anche molti appassionati provenienti dai “Paesi della vodka”. Insomma, è stato tutto molto particolare: un viaggio in Cina si è trasformato in una specie di Giro del mondo a 360° tra i “Paesi degli alcolici”. Si possono sempre unire momenti di viaggio con interessi diversi, che per me ora sono principalmente quelli del “food”, dell’enogastronomia, dove mi sono affacciata oltre una dozzina di anni fa quando già lavoravo all’Ansa. Tutto è cominciato quando mi sono presa un periodo di aspettativa.

Partiamo da questa esperienza, tu sei entrata giovanissima all’Ansa…

Sì, ho avuto la possibilità e la fortuna di cominciare prestissimo in questa grande Agenzia di stampa, anche se allora vivevo quasi come una costrizione - mi rendo conto che oggi non è facile comprenderlo - il fatto di avere a vent’anni un lavoro forse già definitivo.

Volevi fortemente cercare di occuparti delle cose che ti interessavano.

È così, non mi bastava il fatto di avere un lavoro fisso a quell’età. Ho cominciato, quando già lavoravo, a laurearmi prima in Scienze politiche e poi in Lettere con indirizzo geografico, una scelta compiuta proprio per soddisfare questa mia passione per i viaggi che mi sta accompagnando per tutta la vita. Inoltre ho cercato di realizzare un salto qualitativo nel giornalismo. All’Ansa ho iniziato facendo la classica “gavetta”: ho collaborato alla scrittura dei volumi annuali, delle ricerche iconografiche e dei famosi “coccodrilli” che si preparano nelle redazioni per essere pronti in occasione dei decessi di personaggi importanti. Ho lavorato anche al sito dell’Ansa, però mi sentivo un po’ “stretta”.

Facevi un po’ di tutto, insomma, come è normale quando si entra giovanissimi in una redazione.

Sì, infatti. Inoltre in quel periodo ho vissuto il delicato momento del passaggio dall’archiviazione cartacea a quella digitale. Internet ha creato grandi mutamenti nelle redazioni: sono entrata all’Ansa al tempo della macchina per scrivere e dopo poco di più quindici anni c’è la trasmissione satellitare. Si evolvono le tecnologie, i modi e gli strumenti di scrittura, ma l’Agenzia rimane. Dato che non mi sentivo soddisfatta, ho deciso di scommettere su me stessa e ho preso un anno di aspettativa, perché avevo la possibilità di partecipare al primo master in giornalismo enogastronomico del “Gambero Rosso”. Erano i tempi in cui cominciava ad esserci un grande interesse per il “food”,  in quel periodo si parlava molto della presenza dello chef Gianfranco Vissani in televisione…

Era una passione come quella per i viaggi o hai “colto l’attimo”?

In verità io non sono mai stata una chef  né una “cuciniera”, ma il cibo accompagna sempre i viaggi. Il mondo del vino e quello dell’olio, per esempio, permettono di conoscere meglio tanti territori italiani interni e rurali. I viaggi enoturistici consentono di vedere agriturismi, caseifici, cantine che spesso si trovano in luoghi al di fuori delle mete raggiunte dai circuiti tradizionali. Il mondo dell’enogastronomia va di moda, ma mette in relazione tante persone, fa emergere le professionalità spesso nascoste di coloro che lavorano alacremente e devono aggiornarsi continuamente in varie attività. Anche un grande chef deve essere per forza un gran lavoratore: se non controlla ogni giorno le forniture che sono arrivate, se non garantisce la qualità in cucina perde in un attimo stelle, fama, clientela, sicurezza alimentare. Il mio lavoro mi permette di incontrare persone vere, grandi lavoratori. Ci sono i personaggi che in un certo periodo vanno più di moda, ma s’impara presto a distinguere la “fuffa” dalla sostanza. Se non c’è una grande professionalità in questo campo non si può durare a lungo, chi resiste ha per forza delle qualità. La cucina è come il teatro, lo chef ogni giorno va sul palcoscenico e si mette alla prova: ora c’è una grande evoluzione anche della clientela e dei consumatori, proprio per la grande attenzione esistente su questo mondo. L’enogastronomia ha creato anche dei “mostri”, dei sedicenti esperti, però mediamente la gente è più consapevole delle etichette alimentari, della qualità del cibo, dell’importanza della “stagionalità” dei prodotti freschi. C’è anche più attenzione verso alcune patologie legate all’alimentazione, come la celiachia e le intolleranze. È più difficile fare questo lavoro ed è più difficile pure informare su questo lavoro. Bisogna essere anche un po’ medici e un po’ nutrizionisti.

Ripensando al tuo percorso, questi sono anche gli argomenti che hai toccato nel tuo libro di cui poi parleremo. Intanto possiamo affermare che hai investito su te stessa.

Esatto. Nell’anno di aspettativa ho seguito questo master molto formativo, con lezioni quotidiane dalle 9 alle 18 e un impegno economico importante per le mie finanze di una dozzina di anni fa (non aveva nulla da invidiare a quelli di prestigiose Università). Si è trattato proprio di un investimento, perché si devono considerare il mancato guadagno per il distacco dal lavoro, l’impegno economico e il tempo dedicato a questo master. Devo ringraziare anche i miei genitori, che mi hanno incoraggiato a fare questa scelta non facile: pur avendo dei timori mi hanno detto che era un treno che passava una volta e che se questa era la mia volontà facevo bene a prenderlo. Va anche detto, comunque, che con la mia scelta mettevo in gioco soltanto me stessa e che se avessi fallito non avrei provocato conseguenze negative per altre persone. Va tenuto conto che il “Gambero Rosso” allora era una testata molto specializzata ma poco “in rete” con le altre, quindi poco utile per trovare poi lavoro in redazioni diverse; a questo fine sarebbe stato probabilmente meglio seguire i corsi della Luiss o dell’Istituto di Formazione al Giornalismo. Insomma, dopo questo master non avevo tante porte aperte; eppure proprio in quel periodo c’era il boom dell’enogastronomia e nascevano nuove rubriche in molti giornali (ad esempio “Gusto”, quella quotidiana sul Tg5 di Enrico Mentana). Al momento in cui ho fatto il mio investimento non sapevo se la grande attenzione per l’enogastronomia fosse una “bolla” o qualcosa di più duraturo e sostanziale.

Ora tutto è molto più chiaro…

A distanza di tanti anni posso dire che quell’attenzione si è rivelata duratura, però va detto che tante cose sono cambiate: ora ci si appassiona per i “contest”, sono molto importanti le gare e sembra che sia assolutamente necessario conoscere la lingua inglese per parlare di cibo, anche se spesso con un approccio superficiale. È un settore che ha saputo parlare ai giovani, tanto è vero che quando ho pensato di scrivere un libro - forse per il mio carattere, perché io non mi accontento mai di quello che sto facendo, perché voglio fare più di una cosa contemporaneamente - insieme a un economista della società “Nomisma” di Bologna ci siamo posti una domanda: “Ma dietro questa moda, dopo dieci anni che vediamo continuamente fornelli e padelle in televisione a tutte le ore, c’è qualcosa dal punto di vista economico che può riguardare il Made in Italy,  il settore agroalimentare?”. E abbiamo cercato di trovare la risposta a questo quesito. Io lavoro all’Ansa, che in questi anni - come molte altre testate - ha deciso di fare un notiziario agroalimentare quotidiano. Scrivere di “food” per noi significa seguire molto le istituzioni, in particolare il Ministero delle Politiche Agricole, gli Assessori regionali e… Bruxelles, dove si decide la politica economica  europea e la ripartizione dei fondi per il settore primario. È un lavoro che riguarda molto l’economia e la politica, poco la moda o il gusto. Seguire il mondo del “food” in televisione è una cosa molto diversa, che riguarda gli chef e i piatti ma ha poco a che vedere con i grandi numeri dell’economia. Con il collega Denis Pantini di “Nomisma” abbiamo scritto nel 2013 il libro intitolato “Ci salveranno gli chef” (Agra Editrice), io con la mia sensibilità di giornalista e lui con le sue conoscenze di economista: è un titolo paradossale per un lavoro in cui si cerca di vedere quanto questo fenomeno mediatico (e non solo) incida veramente sull’economia del nostro Paese. Il sottotitolo è “La ristorazione italiana motore dell’export alimentare”.

E che risposta vi siete dati?

Sono fenomeni molto complessi e la risposta non può essere univoca, però abbiamo fatto tante scoperte interessanti: ad esempio abbiamo appurato che le trasmissioni televisive sono molto seguite, ma non solo dalle casalinghe appassionate di cucina. I telespettatori sono per il 48% donne e per il 52% uomini. Le donne sono interessate soprattutto alle ricette, alle consulenze nutrizionali riguardanti l’alimentazione dei figli e in generale a come riuscire a cucinare con fantasia; il pubblico maschile, invece, ha una composizione più variegata. Ci sono i giovanissimi che in tanti si iscrivono all’Istituto Agrario o all’Alberghiero, hanno dai 14 ai 22 anni e sono in cerca di prima occupazione; e sono numerosi anche gli “Over 45” che sperano di trovare un’occasione di lavoro per la seconda età, magari pensando di aprire un locale insieme ad altri, che seguono le trasmissioni con un’ottica più professionale. Va sottolineato che sono moltissime le mansioni legate all’enogastronomia, a partire dai servizi in sala.

Colpisce molto quanto sia alta questa percentuale “maschile”.

È impressionante la capacità che ha avuto questo settore di attirare l’attenzione di un gran numero di uomini, specialmente giovani; lo dimostra il fatto che sono numerosissimi quelli che si iscrivono ai corsi di cucina, per il management nella ristorazione, per i servizi di sala. Non solo, perciò, per i corsi di chef, (una professione ormai paragonabile a quella della rock star). Gli chef sono diventati i nuovi divi, firmano autografi, esprimono pareri su tutto. Ho visto in passato il vincitore di “Junior Masterchef”, un bambino di nove anni, fare cose strabilianti per vincere preparando spaghetti al caffè e ricci di mare. Da una parte poteva sembrare un piccolo mostro, ma dall’altra è una cosa che fa pensare su quanto questi argomenti interessino sempre più persone di ogni ceto e di ogni età.

Ho visto una presentazione di un libro di cucina di uno chef in una libreria, gli organizzatori mi hanno detto che è stata quella a cui nell’anno hanno partecipato più persone.

Ormai nelle classifiche di vendita dei libri c’è sempre ai primi posti un libro di cucina, questa passione per il cibo è diventata forse più grande di quelle classiche degli italiani come la moda, la musica, lo sport.

Come giudichi il fenomeno di “Eataly”? Dimostra la voglia di tanti di sperimentare cibi non comuni, diversi da quelli che si trovano in tutti i supermercati?

È stato importante anche per riqualificare luoghi a “rischio-degrado”. Va detto che l’attenzione è trasversale e interessa ogni settore: ricordo che al Salone del libro sono sempre molti i “Cooking show” e che le organizzazioni ambientaliste si occupano sempre più dei rapporti tra il cibo e il clima, i rifiuti e così via.

Tu adesso all’Ansa che responsabilità hai?

Seguo il settore agroalimentare in un piccolo “pool” da undici anni. Prima ci occupavamo molto delle cucine regionali. A Roma c’è una specie di cabina di regia delle varie redazioni regionali.

Avete anche una Web-Tv.

Da tre anni c’è un sito Internet ad accesso gratuito chiamato “Terra e Gusto” sul sito dell’Ansa.  Inoltre abbiamo una Web-tv che è seguita moltissimo, il numero degli spettatori durante e dopo l’Expo è aumentato in maniera impressionante.  

Non posso non chiederti un parere sull’Expo…

Come tutti sanno ci siamo arrivati in modo un po’ avventuroso. Da esperta del settore devo dire che il fatto che molti padiglioni siano stati aperti all’ultimo minuto (e oltre) si è notato. Anche i contenuti sono stati condizionati dal fatto che fino all’ultimo ci fosse incertezza sui “contenitori”. Bisogna dire, però, che Milano ha saputo cogliere l’occasione, diversamente da quanto era accaduto altrove in occasione di grandi eventi. Penso alla rinascita di una zona centralissima della città, a quanto è stato fatto nella zona dei Navigli per creare nuovi servizi per il tempo libero. Inoltre per una fiera di questo tipo scegliere il posto giusto è importante, e a Milano è stato fatto. Era molto facile raggiungerla in poco tempo con mezzi diversi da molti punti della città e dell’hinterland, anche la sera.  Purtroppo mi viene da pensare a quanto sia difficile qui a Roma raggiungere l’area della nuova fiera, se non in automobile… È stata studiata un’attenta politica dei prezzi e così si è superata la cifra-record di venti milioni di visitatori.

Noi che sappiamo quanto sia difficile muoversi a Roma, malgrado siano stati spesi tantissimi soldi per i trasporti, ci rendiamo conto andando nelle altre città di quanto l’inefficienza e la mancanza di strutture e di organizzazione penalizzino la Capitale. Ma torniamo a te. Anche se non ti accontenti mai ora hai trovato una collocazione     soddisfacente.

Si, mi piace molto seguire questo settore - che ha tante sfumature diverse - e approfondire gli argomenti.

È molto interessante che tu abbia messo l’accento sul degrado della nostra città, anche perché la decisione di fare questa serie di interviste sulla nostra rivista nasce dall’esigenza di andare a sentire cos’hanno da dire persone che in questa situazione di grande negatività hanno investito su se stesse come te, che non si sono arrese, che sono quelle che magari con fatica fanno andare avanti questa città e ci danno una speranza per il futuro. Parliamo ora del tuo libro “Il valore del cibo”: ho visto che viene analizzato da molti punti di vista diversi il tema della comunicazione sul cibo. Tu hai curato in particolare un capitolo che si occupa della comunicazione di successo nella “filiera corta”.

Il libro - edito da Agra - è curato da Valentina Canali, che è la responsabile della Camera di Commercio di Roma. È un libro a più voci: Valentina ha coinvolto - oltre a me - un antropologo, una storica dell’arte, un giornalista esperto di vino. È un libro con tanti spunti e tanti linguaggi diversi. Io mi sono occupata di un argomento che forse è un po’ “di nicchia” ma che mi interessa molto: la comunicazione nella “filiera corta”, cioè la produzione agroalimentare cosiddetta di prossimità (quando c’è una vicinanza tra produttore e consumatore tendente al chilometro zero). In questo modo si abbattono i costi di trasporto e l’inquinamento. Mangiare prodotti provenienti da luoghi vicini a dove risiediamo ci permette di nutrirci di prodotti freschi, di fare attenzione alla stagione di produzione; inoltre si crea anche un’economia virtuosa nella zona interessata, nella nostra area di consumo. Il fine di mangiare prodotti coltivati in zona può essere una motivazione in più per spingere all’acquisto: è un fatto importante non solo per i residenti ma anche per i turisti, perché si conoscono meglio le ricette e le tradizioni gastronomiche locali.

Si può dire che influisca anche sulla “qualità” del turismo. Senza avventurarci in giudizi che potrebbero dar luogo ad equivoci è indubbio che il fatto che si attraggano in un luogo delle persone che vanno alla ricerca di prodotti particolari, che trovano una soddisfazione nel provare “nuovi” cibi (e nella riscoperta della cultura attraverso  i cibi), sia importante per l’economia della città e spinga anche il movimento turistico.

Inoltre si tratta di un turismo destagionalizzato perché coloro che vengono per le vendemmie, per la raccolta dei tartufi, dei funghi o delle castagne si muovono al di fuori dei flussi agostani. A volte si spostano intere famiglie che hanno la possibilità di conoscere chi ha investito in un determinato settore agroalimentare, chi siano i produttori in quella zona. Quando si conosce colui che produce qualcosa si crea facilmente un rapporto di fiducia. Sono nate anche, per esempio, delle reti di acquisto di quartiere. E poi per andare al caseificio o al frantoio si raggiungono luoghi diversi da quelli toccati dai flussi turistici “tradizionali”, che spesso ignorano le località più interne o meno facili da raggiungere.

È affascinante pensare che tra i turisti che vengono a Roma ci siano persone che - oltre a voler vedere i Fori, il Colosseo, San Pietro e il Campidoglio - ci tengano molto ad mangiare le olive da mensa di Gaeta e il pomodorino “Torpedino” di Fondi, ad andare nella trattoria dove c’è il peperoncino sabino e magari la “Carta dei peperoncini”, ad assaggiare il cappero di Pantelleria o una birra artigianale italiana.

Ti ringrazio per aver citato questi prodotti di cui ho parlato nel mio libro. Il “Torpedino” è una sorta di “mini-San Marzano”, che una decina di agricoltori pontini ha creato dopo una ricerca approfondita: si adatta molto bene ad essere usato sia come sugo che come pomodoro da taglio e la sua conservazione è molto facile. L’ho citato perché a me piace parlare dei “prodotti del contadino” che si riescono ad acquistare in città, non di quelli rarissimi e introvabili. Hanno realizzato addirittura degli speciali bicchieri di plastica trasparenti, studiati per poter far consumare i loro gustosissimi pomodorini come una merenda sana durante una passeggiata (fornendo per di più delle ricette indicando chi le aveva ideate e dove fosse possibile trovare un locale per poter gustare quelle squisitezze).

Ho notato che hai prestato particolare attenzione ai prodotti ortofrutticoli di qualità, che adesso sono identificabili perché hanno dei marchi registrati.

Un tempo ce l’avevano solo la famosa “banana col bollino blu” o la mela della Val di Non, adesso è nata a Monteverde una catena di negozi di vendita di ortofrutta (“Numero zero”), conosciuta anche per le confezioni in buste trasparenti. In questi negozi si possono trovare non solo i frullati, ma i prodotti più diversi a base di frutta fresca; si possono fare degustazioni (ad esempio le fragole con il cioccolato) che permettono di scoprire modi diversi e golosi di mangiare la frutta; si possono sperimentare “centrifughe” e macedonie. È un modo semplice per rendere fruibile la frutta di qualità, che non è sicuramente semplice trovare.

Nell’epoca degli ipermercati si riscoprono le botteghe. Una cosa da sottolineare è che al contrario di quanto si potrebbe pensare i prezzi non sono molto alti.

Ciò è possibile proprio grazie alla filiera accorciata di cui parlavamo prima. E a imprenditori che hanno idee e creatività: a Roma c’è Francesco Forte, un ragazzo figlio di grossisti del Centro agroalimentare di Guidonia, che non si è accontentato di seguire le orme dei genitori ma ha creato una catena di negozi. Lui invita sempre i consumatori che ne hanno la possibilità a non fare una sola grande spesa a settimana, specialmente per i prodotti ortofrutticoli, perché c’è bisogno di riscoprire i sapori  dei prodotti freschi. Le novità hanno spinto anche la grande distribuzione a essere più attenta al territorio: per esempio Conad e Coop hanno aperto nel Lazio dei “corner” dedicati ai prodotti del territorio, come i caprini della nostra regione e il pecorino (ma anche l’ortofrutta).

In Italia si discute molto della qualità dell’olio. Tu parli di una svolta che c’è stata nel 2014, in particolare rispetto alle confezioni e alla fornitura di informazioni al consumatore.

Per l’olio e le olive recentemente c’è stata una vera rivoluzione; acquistando le olive di Gaeta, per esempio, si nota il grande cambiamento avvenuto sia nel “packaging” che nella fornitura di garanzie rispetto all’effettiva provenienza del prodotto da quella zona del Lazio meridionale. Sull’olio si sta creando un patentino del “Mastro oleario”, nel senso che si stanno indicando sempre più spesso sull’etichetta i dati relativi alla produzione e al confezionamento (che spesso non coincidono). Intorno a Roma ci sono tante aree a vocazione olivicola, come la Sabina e la Tuscia; stanno prendendo sempre più spesso riconoscimenti l’olio di Sonnino e quello di Itri. Anche in Ciociaria vengono utilizzate nuove varietà di olivo molto interessanti, mentre comincia ad essere apprezzato anche quello della zona più incontaminata della Valle di Comino. Per i nostri concittadini è possibile pure acquistare molti olii di qualità prodotti in aree della provincia, per esempio ai Castelli. Ricordiamo sempre che va prestata molta attenzione alle etichette, specialmente a quelle dell’olio extravergine di oliva. Bisogna capire che un olio non buono può provocare seri danni alla salute: è sicuramente meglio spendere qualcosa in più, ma essere sicuri di quello che si compra.

Tu dedichi una grande attenzione alle allergie, alle intemperanze, alle patologie che interessano molto gli anziani (ma non solo). C’è una cucina della salute e del benessere?

Ho cercato di delineare le nuove tendenze nella cucina dell’alta ristorazione e di informare i consumatori su alcuni fatti avvenuti ultimamente. Da qualche anno tutti gli esercenti - grandi e piccoli - devono avere nel loro locale una lavagnetta in cui vengono indicati i prodotti allergenici utilizzati, nel rispetto di una direttiva comunitaria. Qualche tempo fa un’azienda ha dovuto ritirare un prodotto dal mercato perché non era indicata nell’etichetta la presenza di arachidi, che sono allergeniche. È aumentato moltissimo il numero delle persone che sono interessate al problema dell’intolleranza al glutine. Gli chef devono prestare attenzione a tutti questi aspetti, devono essere quasi chef “in camice bianco”. Per esempio qui a Roma Max Mariola, chef in un grande albergo, ha studiato le malattie che alterano il gusto, la capacità palatale e quella digestiva (per esempio il carciofo può dare dei fastidi perché contiene molto ferro); è arrivato così a creare dei menu di alta cucina dedicati a chi è affetto da patologie riguardanti la pressione, ai diabetici e anche a chi ha malattie più gravi. E non è stato il solo chef a farlo.

Il bisogno sempre più sentito di avere un corretto regime alimentare ha portato alla valorizzazione della dieta mediterranea? Come ne esce?

Ne esce bene quando si parla di dieta mediterranea reale, purtroppo molti ne hanno un’idea abbastanza vaga. Va detto anche che questo termine è stato coniato da un americano e ci è stato riconosciuto dall’estero, perfino dall’Unesco. Pochi sanno che la dieta mediterranea ha come importante caratteristica la parsimonia, cioè il fatto di non consumare quantità esagerate di cibo; la grandezza delle porzioni va correlata all’attività fisica svolta. Se siamo molto sedentari dobbiamo mangiare prodotti freschi stagionali, ma senza esagerare con la quantità.

Mi hanno incuriosito nel tuo libro lo spazio che hai dedicato alla cucina della bellezza e quello - passando ad argomenti più seri - dedicato ai “cibi della legalità”. Di che si tratta?

Il discorso della cucina della bellezza si lega a quello della cucina della salute e del benessere, si presta molta attenzione ai problemi legati all’invecchiamento e si cerca di trovare anche nell’alimentazione qualche piccolo elisir… Per quanto riguarda il discorso sui cibi della legalità dobbiamo partire dal presupposto che purtroppo l’Italia all’estero è ancora molto nota per i problemi relativi alla mafia, alla criminalità organizzata, al caporalato. Per questo sono stati inventati i bollini “mafia free”: molti imprenditori - penso alle cooperative che lavorano su terreni confiscati alla mafia - scrivono sull’etichetta di non pagare il pizzo, rivendicando con orgoglio il loro corretto modo di agire. È una novità molto apprezzata specialmente in Germania e nei Paesi del Nord Europa, in cui quel bollino è considerato un valore aggiunto perché certifica l’esistenza di una “filiera di qualità” e il rispetto dei diritti di chi lavora in quel settore. È un tema che noi italiani abbiamo conosciuto con il commercio “equo e solidale”, all’esempio il cioccolato prodotto dando il giusto compenso ai coltivatori  locali.  

Io ti ringrazio per l’intervista che ci hai concesso, in particolare per il generoso riconoscimento che hai voluto fare alla nostra testata all’inizio…

Ho detto la verità, per me tutto è cominciato con “l’albero”!

In conclusione ti chiedo di illustrare i contenuti della guida della Capitale - prima hai già accennato qualcosa - che hai scritto l’anno scorso per la rivista “Dove” e ti faccio una domanda. Tu hai un’esperienza professionale che ti consente di essere un’osservatrice privilegiata di ciò che accade a Roma e sei anche una persona che ama questa città: secondo te c’è la possibilità di una rinascita?

Ho realizzato con la mia collega Loredana Tartaglia del quotidiano “la Repubblica” prima del Giubileo una guida dedicata a Roma. Abbiamo pensato che per combattere il degrado e la cattiva politica fosse importante valorizzare quello che c’è di buono: abbiamo girato per tre mesi scoprendo tante realtà piccole e grandi che producono energie positive. Roma non è una città ferma, anzi. Nei quartieri più diversi avvengono fatti importanti, di cui si parla poco. Ad esempio a Bravetta alcuni imprenditori di Taiwan hanno fatto un mega-investimento, aprendo un grande albergo (dedicato a Roma anche nel nome) con idee innovative: è interessante che abbiano deciso di dedicare una grande attenzione al vino, tanto che nell’hotel è stata aperta una sede della “Associazione Italiana Sommelier”. Si è creato insomma un polo del design, della qualità e del lusso in un posto “inaspettato” come Bravetta. Roma è una città che comunque sorprende molto, lo dimostrano queste iniziative che vengono dall’estero. C’è il fascino eterno suscitato dalla Capitale grazie alle sue bellezze e anche a tante pellicole cinematografiche, sia recenti che di un’epoca ormai lontana (penso ai tempi della “dolce vita”). Ed è bello che ci siano turisti che vengono da tutto il mondo e cercano gli spaghetti all’amatriciana, la pasta “cacio e pepe” e il vino di Frascati. Non passano mai di moda. Il nostro impegno deve essere quello di innalzare la qualità dei servizi offerti e di cercare di curare l’ospitalità, lo spirito di accoglienza, anche nelle piccole cose. La città deve garantire servizi dignitosi a persone di tutte le tasche, deve poter essere vissuta notte e giorno senza avere problemi riguardanti la mobilità e la sicurezza. Se si riuscirà a fare queste cose una rinascita è possibile.

C’è un grande bisogno di normalità.

Sì, è proprio così: a Roma ci sono tante energie e tanti imprenditori che stanno facendo cose nuove e buone, ma anche i piccoli investimenti hanno bisogno di grandi certezze.

E anche di cittadini come te, che fanno nel migliore dei modi il loro lavoro. Grazie, Alessandra.

 

Intervista di Emilio Trevisan

(Ha collaborato Luca Lagrasta)

 

 

Alessandra Moneti, una persona con tanti interessi

Romana, originaria del quartiere Monteverde, Alessandra Moneti ha mosso i suoi primi passi nel mondo del giornalismo alla rivista “l’albero”. Da moltissimi anni lavora all’agenzia Ansa. Attualmente si occupa in particolare dei temi relativi al mondo dell’enogastronomia - anche sulla Web-Tv “Terra e gusto” - con l’obiettivo di dare notizie su tutta la “filiera” produttiva, dal mondo agricolo alla distribuzione. Ha due lauree (in Scienze Politiche e in Geografia) e un Master in Comunicazione enogastronomica conseguito al “Gambero Rosso”. È una grande appassionata di viaggi. Ha scritto insieme ad altri autori diversi libri sui temi di cui è esperta: citiamo tra gli altri “Il valore del cibo” e “Ci salveranno gli chef”, entrambi per l’Agra Editrice.

 

Il repertorio musicale ebraico rivisitato da Raiz 
Intervista al cantante dopo il successo di “New Ghetto Songs” al Teatro Vascello
 

Grande successo al Teatro Vascello martedì 15 e mercoledì 16 novembre per New Ghetto Songs, lo spettacolo coprodotto da “Romaeuropa Festival” e “Nuova Consonanza”. Il progetto è stato concepito come un viaggio tra le canzoni dell'antico     repertorio musicale ebraico, completamente rivisitato. Sul palco del teatro di via Giacinto Carini, a Monteverde Vecchio, si è esibito un gruppo nato apposta per l'occasione formato dal compositore israeliano Yotam Haber, dal direttore d'orchestra Daniele Del Monaco - al timone del suo “Lcp Ensamble” - e da Raiz, voce e prolifico leader degli “Almamegretta”: ha quararantanove anni, è napoletano, il suo vero nome è Gennaro Della Volpe. Lo abbiamo intervistato.

Cosa vi ha più incuriosito compiendo quest'opera di rielaborazione?

Le melodie della tradizione ebraica non sono “roba da museo”, ma una materia viva che contiene molti “messaggi etici”: noi le abbiamo rimaneggiate con rispetto, ma senza paura di profanare nulla. Si esprimono concetti e riflessioni che hanno a che fare con la vita di tutti i giorni, di grande attualità. Valeva la pena di lavorarci su.

Com'è nata la decisione di riscrivere i testi?

Su suggerimento di Haber ho “messo le mani” su alcuni brani, ma solo per renderli più comprensibili: dentro c'è un po' di tutto, perfino il dialetto napoletano. 

Il sacro che incontra il profano...

Se credi in certi valori, in realtà, non c'è separazione. Bisogna elevare il nostro livello spirituale nella quotidianità.

Che impressioni hai avuto a lavoro finito?

Mi ha colpito la grande forza delle canzoni, che anche nella riscrittura è rimasta immutata. Nei brani si affrontano temi significativi, dall'ipocrisia dei fedeli che ignorano il prossimo all'inviolabilità dei diritti di deboli e stranieri. È importante ricordare che gli esseri umani sono capaci di dare tanta solidarietà.

 

Tiziana Boldrini

Enrico Bertolino: “Tra gli italiani c'è tanta rassegnazione”
L'attore milanese ha portato a Roma il suo “Instant-theatre”
 

Enrico Bertolino, ideatore dell'Instant-theatre, ha portato in scena a Roma - in ottobre al Teatro Brancaccio e il 28 novembre alla Sala Umberto per una replica “a grande richiesta”- Perché boh, uno spettacolo dedicato al referendum costituzionale. Lo abbiamo intervistato.

Come ha scelto il titolo?

Pensando alla disinformazione degli italiani. In un Paese che ama i “talent-show” abbiamo pensato di rendere divertente la questione referendaria, come fanno i bravi professori a scuola con i temi ostici.

C'è poca conoscenza. Perché?

Siamo assuefatti alla democrazia. Cambiare la Costituzione è come sostituire il motore ad un'automobile, penso che viaggiandoci tutti quando si decide cosa fare è bene essere consapevoli dei pro e contro.

Lo spettacolo?

Instant-theatre è teatro-cronaca: si fa con video, fotografie e canzoni, le uniche cose che la gente sa a memoria. Così abbiamo scelto alcuni brani dei “Pooh”, facendo una sorta di karaoke della Costituzione.

Quali sono stati i punti di forza dello spettacolo?

Il fatto che il pubblico abbia sorriso parecchio. E le interviste divertenti con i politici del Sì e del No, che in modo semplice e conciso hanno spiegato le loro ragioni. Sono venuti a vederci anche giornalisti svizzeri e del New York Times.

Che pensa dell'attuale momento, guardando oltre il referendum?

Mi inquieta il tasso di rassegnazione dei cittadini, più alto di quello delle polveri sottili. Gli italiani sentono il bisogno di essere coinvolti, di avere spiegazioni. Il ragionamento che fanno quando ci sono le elezioni - e non solo - più o meno è: “Se non mi assegni gli argomenti da studiare, all'interrogazione non puoi mettermi impreparato!”. 

 

Tiziana Boldrini

Il Forlanini può diventare una “Cittadella della Pubblica Amministrazione”

L’Assessorato alle Politiche del Bilancio, Patrimonio e Demanio della Regione Lazio ha formulato venerdì 2 settembre le linee di indirizzo politico-amministrativo relative all’ex Ospedale “Carlo Forlanini”, proponendo alla Giunta di approvarle e di adottare gli atti necessari a valorizzare la struttura a fini pubblici.

L’obiettivo dichiarato è quello di intervenire sul complesso monumentale e di realizzare la sua riconversione in “Cittadella della Pubblica Amministrazione”. Il Consigliere Regionale del Partito Democratico Fabio Bellini ha affermato che “si tratta di una notizia importante perché c’è l’opportunità di riqualificare un’importante porzione di territorio, ma si deve fare presto”.

Francesco Draicchio

Una mostra fotografica di Arnaldo Albertoni

È stata inaugurata venerdì 18 novembre presso “La Muffineria” (via Ostiense, 383) la mostra fotografica permanente di Arnaldo Albertoni intitolata “Engi: se accendi una lampada per qualcuno la sua luce illuminerà anche il tuo cammino”. Sono stati in tanti a voler essere presenti per vedere le immagini esposte nel locale, che sono state molto apprezzate.

Questa esposizione prende il nome di “Engi”, un termine giapponese che significa letteralmente “apparire in relazione” e indica il concetto buddista di “origine dipendente”, secondo cui tutte le cose sono in costante relazione reciproca. Coloro che credono in questi concetti ritengono che proprio quelle relazioni permettano alle persone di comunicare senza le parole: per loro esiste un intimo legame tra l’umanità e il suo ambiente, tra l’individuo e la società, nell’ambito della famiglia, in definitiva tra tutti gli esseri viventi. La conclusione - se si condivide il concetto che “questo esiste a causa di quello” - è che ogni singola esistenza sia in relazione con tutte le altre e sia in grado di trasformare ogni cosa (positiva o negativa) in uno stimolo per realizzare una crescita personale.

Ricordiamo a chi non ha potuto essere presente all’inaugurazione della mostra di Arnaldo Albertoni (che è stato per diversi anni un giornalista della rivista “l’albero”) che rimarrà aperta in tutti i mesi della stagione invernale.

Leo Mastropasqua

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